Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 dic 2020

Una visita a Beethoven - Louis Philippe Joseph Girod de Vienney (Saggio - 1843)

"Provate a immaginare quanto di più sporco e in disordine ci possa essere: pozze d'acqua sul pavimento; un vecchissimo pianoforte a coda su cui la polvere si contendeva pezzi di musica manoscritta e stampata. Sotto (non invento niente) un vaso da notte pieno. Di fianco, un tavolino in noce, abbinato al fatto che ciò che portava fosse spesso rovesciato; un mazzo di penne incrostate d'inchiostro a confronto delle quali le proverbiali penne degli alberghi avrebbero fatto un'ottima figura; e ancora della musica. Le sedie, quasi tutte di paglia, erano ricoperte di piatti con i resti della cena della sera prima, di abiti, ecc. Balzac o Dickens saprebbero continuare questa descrizione per almeno altre due pagine e altrettante ne impiegherebbero per descrivervi l'aspetto e il vestito dell'illustre compositore; ma poiché io non sono né Balzac né Dickens, mi fermo qui: ero in casa di Beethoven".


Il barone Vienney, poi divenuto barone di Trémont sotto Napoleone, amante della musica, mecenate e fine cultore delle belle arti, ebbe modo di incontrare Beethoven più volte a Vienna. Ebbe anche la fortuna di conoscere i più grandi musicisti romantici come Chopin, Liszt, Cherubini, Berlioz, eppure l’affetto che lo legò al compositore tedesco rimase indelebile, e le sue parole lo dimostrano. Nel 1809, con l'occupazione di Vienna da parte delle truppe napoleoniche, avvenne il primo incontro tra i due. Un incontro non programmato, ma cercato dal barone francese che, stranamente, fu accolto amichevolmente dal burbero Beethoven. Sin da subito il genio della musica ebbe una forte curiosità nei confronti di Vienney, tanto che i due si videro altre volte, divennero amici e progettarono persino un viaggio, poi mai concluso, a Parigi.

Le pagine sono cariche di ammirazione; il ritratto che emerge è emozionante; tuttavia il resoconto del barone è celebre soprattutto per la descrizione del disordine in casa di Beethoven, per quel vaso da notte non vuotato, dimenticato sotto il pianoforte, il giorno della sua prima visita. Vienney ci lascia anche una descrizione dell'aspetto e dell'umore (lo sappiamo: un orso) di Beethoven, ma ci lascia anche l’emozione e la sua forte fierezza dopo l'incontro con il genio della musica.

Il ricordo si conclude con una breve biografia di Beethoven che nulla aggiunge a quanto si sappia, ma che dimostra ancora una volta quanta riverenza ci sia nelle parole del diplomatico francese nei confronti del sublime compositore.

Insomma, una piccola chicca per i cultori della straordinaria musica di Beethoven.

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