Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

31 mar 2020

Apologia dell'ateismo - Giuseppe Rensi (Saggio - 1925)

"L'inesistenza di Dio è dunque un ovvio principio di logica elementare; una questione di semplice logica. Chi la impugna è fuori della logica, fuori della ragione, fuori della sanità mentale. Non capisce nemmeno con precisione cosa vuol dire, è, o se l'ha capito, non sa tener fermo a ciò che ha capito, e, con incredibile confusione mentale, ritorna a dire è di ciò che non è, ad affermare l'Essere di ciò che egli stesso sa non possedere quelli che ha poc'anzi scorto come i soliti carattere dell'Essere".


In queste settimane di quarantena in cui si sente tanto invocare l'intervento e la benedizione di Dio (ma quindi si è rifiutato di intervenire prima del virus e, di conseguenza, ci avrebbe maledetto?), in cui i riti apotropaici si moltiplicano, in cui le inutili preghiere e le superstizioni sono fomentate dalla paura, in cui assistiamo a un atteggiamento di fuga dalla realtà (mentre adesso abbiamo bisogno di capire che anche i timori e le speranze, sentimenti umani, devono essere compresi per capirci, per affrontare le paure e gestire meglio la speranza), l'unica arma che a me sembra corretta usare è quella della conoscenza di sé e della realtà vera. Una realtà che sì definisce i nostri limiti e ci atterrisce, ma che, anziché scappare da essa con rituali magici o danze della pioggia, sarebbe meglio capirla e quindi combatterla con le armi della ragione, con la scienza, con la tecnologia. E leggere un libro del genere, oggi, è un toccasana per la mente.
In un'Italia culturalmente dominata dal neoidealismo e dall'influenza massiccia del clericalismo sostenuto dal fascismo, il discusso filosofo italiano, nella sua fase scettica e materialistica, scrive un saggio sull'irrazionalità dei credenti. Rensi sostiene che la fede è follia ed è contrapposta all'ateismo, che rappresenta l'unico bastione della ragione. Con uno stile polemico e un rigore argomentativo di stampo illuministico-kantiano, il filosofo antifascista giunge a definire il Dio delle religioni come il Nulla, il non-Essere. La vera religione, quindi, non è quella che riflette sul Nulla, ma quella che ricerca insopprimibilmente di interpretare il mondo, l'Essere concreto. Anche gli attributi di Dio come personalità, mente, bontà, eternità, onnipotenza cadono nella illogicità, nella follia. Così come l'idea di un Dio impersonale, quello di Spinoza, di Fichte, di Hegel, risulta essere assurdo.
Accennando a un percorso genealogico già intrapreso da Schopenhauer e Nietzsche, Rensi anticipa pure alcune conclusioni freudiane. Se la religione è pazzia, è malattia, è menzogna, l'ateismo dunque diventa superamento delle nevrosi, cura, realtà. Ateismo che si traduce anche in filosofia morale, in etica della responsabilità. L'ateo, infatti, è l'uomo che non può far ricadere le sue colpe nelle scelte originarie di un essere fittizio, ma è lui che in prima persona si impegna a evitare i pericoli della colpa.
Il saggio si conclude, come conseguenza logica, affermando che l'ateismo è da considerarsi una religione, la più pura e la più vera. Come le religioni si spinge ad interpretare il mondo, con la differenza che questa ricerca è razionale e sana.

Il saggio è spassoso, il tono è polemico e a tratti irrisorio. Più che di una difesa, di un'apologia, siamo di fronte a un vero e proprio attacco contro l'irrazionalità. Da menzionare l'importante prefazione di Nicola Emery che contestualizza storicamente il saggio e ne rende più semplice la comprensione del fine per cui è stato scritto.

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