Un ronzio, solamente
Cade la mosca nella tela. Il ragno
distende le zampette già contratte,
e nei palpi golosi, tra i fili,
il ronzio arrochisce e, di botto, tace.
Quel ch'era vivo è morto. Abbandonato
al dondolio del vento, il corpo secco
batte il conto del tempo che mi avvolge
in un bozzolo di stelle soffocato.
Poesie brevi, veloci; piccoli sassi su cui riflettere e ritrovare in nuce tutta la poetica di Saramago, poi sviluppata nei successivi, e bellissimi, romanzi. Sono versi scevri di barocchismi e sentimentalismi. Si leggono però delle note di malinconia, ma anche ironia, pessimismo, disincanto. È un uomo senza scampo quello che dipinge Saramago, un uomo ovvio, banale, falso, il cui unico destino è la morte. L’uomo, ansioso di conoscenza, creatore di falsi miti come la religione e l’amore, ha solo il potere di partorire parole, sebbene anche queste siano, in fin dei conti, vane. Il compito del poeta è quindi quello di scavare nelle parole, nell'uomo, in una continua ricerca di senso e di semplicità. E le parole, la poesia soprattutto, diventano strumento per cogliere il significato dell’esserci.
È un percorso esistenziale quindi, una ricerca ossessiva dell’essenziale, dove restano soltanto le dimesse parole, l'uomo e la morte.
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