"In tutta onestà, credo che i grandi benefici introdotti nel mondo dal cristianesimo siano stati abbondantemente superati dalla pestilenziale dottrina, diffusa da tutte le chiese, secondo cui è un'offesa morale, anzi un peccato della peggior specie, che merita la stessa punizione dell'omicidio e della rapina, non prestar fede in piena sincerità ai loro più o meno assurdi dogmi".
In questi brillanti cinque saggi sull'agnosticismo l’impossibilità di avere certezze quale limite dell'uomo e la rabbia contro chi ha la presunzione di affermare senza dubbio l'esistenza di entità che per definizione trascendono la natura sono, in sintesi, i temi fondamentali trattati. È il racconto della lotta irriducibile tra scienza e fede, dove la seconda può intervenire sulle questioni scientifiche (per via di una forza di numero), mentre la prima può essere tacciata di feroci quanto effimere critiche se solo si permette di porre dei plausibili dubbi sulle certezze assolute dei dogmi della fede. Dietro la definizione di “agnostico”, Huxley, filosofo positivista, padre stesso del termine "agnosticismo", non si nasconde dietro la passività dell'ignoranza, ma, invece, cerca all'infinito domande alle quali non è possibile dare definizione e risposte che siano ancorate alla ragione e alla scienza. Solo una volta definiti i nostri limiti, l’incompiutezza della conoscenza umana, possiamo sospendere il giudizio e Dio con i suoi miracoli casca oltre i confini della nostra conoscenza.
Huxley, infatti, si propone di vagliare le prove che i testi definiti sacri espongono a proposito di alcuni miracoli di Gesù e, con una meticolosa indagine razionale, dimostra quanto siano assurdamente inconsistenti. In questa prospettiva, ovviamente, non deve essere il non credente a dimostrare, bensì il credente a fornire delle prove convincenti al suo credo.
Questi per punti le questioni trattate dal filosofo. Nel primo saggio Huxley sostiene quanto esigue siano le prove della morte di Gesù. E se quindi non abbiamo certezza della sua morte, non possiamo sostenere il miracolo della resurrezione. Il secondo saggio è dedicato alla confutazione di altri presunti miracoli e sul peso che può avere una testimonianza. Il terzo invece presenta una lunga dissertazione polemica sul termine "agnosticismo" come risposta agli attacchi di alcuni uomini di chiesa. Il penultimo saggio è una replica alle risposte, povere a quanto pare, del precedente scritto; mentre l'ultimo è sullo scontro insormontabile tra agnosticismo e il clericalismo.
I saggi, in sostanza, sono sul metodo basato sulla conoscenza scientifica e sull’esegesi dei Vangeli del Nuovo Testamento; sono attualissimi, freschi, dotti e, seppur non sembri, si leggono senza tante difficoltà.
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