Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

7 ago 2012

Calende greche - Gesualdo Bufalino (Romanzo - 1992)


"Sapesse, l'Adorata, quante sere prima d'addormentarmi ho assaporato la fantasia di consolarla nella penombra d'una cantina, durante un bombardamento che ci avesse entrambi sorpreso per strada, e di balbettarle all'orecchio, sotto la nuvola morbida dei capelli, una cosa indimenticabile..."

Nasce un bambino dalle sembianze di vecchio, scopre la luce e l'ombra, sua contraddittoria compagna; un'infanzia di carnevali, di sogni, di fantasie; cresce nell'estasi dell'immaginazione, assapora la musica delle parole, il sudore del peccato. Conosce il sesso, quello vizioso, quello delle fantasie; diventa adulto... Un paese forziere il suo; poi la guerra e la sua inettitudine; la malattia incinta di riflessioni sulla morte; l’unta guarigione; gli amori non corrisposti e quelli vissuti; la lotta con un Dio che si nasconde e non esiste; la pluralità della Sicilia; la morte, la paura di morire e al contempo la paura di vivere la vecchiaia.
Romanzo, autobiografia, trucco e solluchero, è il racconto di una vita narrata da una memoria balbuziente e volutamente menzognera - memoria e fantamemoria che passeggiano a braccetto -, lo sforzo di trovare un momento che non arriverà mai, o meglio, non fu mai propriamente così. È il profilo di un malessere, di un’esistenza che nasconde serpi dietro ogni piega del cervello, di una claustrofilia, della continua ricerca di luoghi entro cui penetrare e al tempo stesso uscire, che siano essi isola, ventre materno, utero di donna…
In questo tentativo di romanzo infinito, la menzogna, il gioco, l’eversione delle parole, gli ossimori non solo linguistici, tratteggiano la biografia di un fantasma. Una sinfonia fragorosa di parole dove vivere è morire, è un cerchio perfetto del nulla, dove è fortissimo il contrasto tra la descrizione dell'infanzia e della giovinezza con la costante idée fixe del narratore che prima o dopo dovrà morire.
Frammenti di ricordi (a tratti ricorda Proust), di desideri, di fantasie si evolvono in uno scritto assolutamente articolato, moderno, in cui l’uso alternato delle tre persone, prima, seconda e terza, così come la presenza di tutte le forme letterarie già utilizzate in passato da Bufalino, mascherano un’intenzione di presa in giro e di esperimento. È, se vogliamo, un romanzo summa, il compendio del pensiero poetico che si manifesta anche nella scelta da parte dell'autore di prendere in prestito dalle altre sue opere interi brani, quasi ad animare come un Frankenstein moderno un'opera che avesse vita propria e infinita. 
Impossibile non emozionarmi di fronte a pagine come quelle in cui descrive la nascita o dove ricorda un compleanno... Uno dei pochissimi scrittori che nella rilettura riesce ad appassionarmi e a farmi scoprire nuove riflessioni e nuove emozioni.
Un libro che commuove dunque, che, per mezzo di parole inanellate a formare note su uno spartito, crea brividi e vibrazioni.

Da segnalare l'ottima prefazione di Traina.

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