Benoist-Méchin, ancora ventenne, lettore appassionato dei primi volumi della Recherche, gli unici pubblicati mentre Proust era in vita, nonostante il periodo postbellico incontra il critico tedesco Curtius (che aveva appena pubblicato un volume sugli scrittori francesi più importanti, senza citare Proust) e gli chiede di tradurre in tedesco alcune delle meravigliose pagine proustiane. Così il francese si propone di mediare tra i due e decide di scrivere a Proust. Quest'ultimo con la delicatezza e la dolcezza che gli appartengono dà il benestare all'operazione. Vuole, però, che il giovane Benoist-Méchin gli mandi un suo ritratto, perché interessato a studiarne i tratti al fine di trovare quella della madre del giovane che aveva conosciuto poco prima.
Dopo un cordiale scambio epistolare, nell'estate del 1922 all'hotel Ritz di Parigi, il futuro storico francese incontra Proust, ormai prossimo alla morte. Nel volumetto sono raccolte tutte le impressioni che Benoist-Méchin ha avuto prima e durante quell'incontro. Dallo scambio di opinioni che i due avranno, emerge un Proust affaticato, distrutto dal suo sforzo quasi sovrumano di ritrovare il tempo perduto, ma attento alla sua aspirazione ultima: riuscire a contemplare la vita terrena, recuperando il suo passato e allo stesso tempo arrivare alla memoria di tutti i passati in una visione universale e di comunione.
Il volume è corredato da un commovente apparato fotografico; una perla.
Nessun commento:
Posta un commento