Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

9 dic 2021

Il cappotto di Proust - Lorenza Foschini (Saggio - 2008)

"Jacques è appassionato di Proust, ha cominciato a leggerlo a vent'anni e da allora non ha mai smesso, dal giorno in cui la sua vita si è incrociata con la famiglia dello scrittore. Tutto a causa di un'appendicite che forse neanche c'era. È l'estate del 1929, si sente male. Viene chiamato Robert Proust, fratello di Marcel. Robert, che è chirurgo, decide di operarlo. L'intervento ha luogo nell'ospedale di rue Boileau. Qualche settimana dopo, come si usava in quegli anni, il giovane va a casa del dottore per ringraziarlo e consegnargli quanto gli deve".


L'amatissimo cappotto che Proust ha indossato per anni, che usava persino come coperta a letto quando scriveva di notte, raccontato da Cocteau e Morand, perduto dopo la sua morte e ritrovato dopo tormentose ricerche, è ormai una leggenda. Una leggenda e un'avventura che l'autrice, appassionata e dal piglio della collezionista, ha raccontato dopo aver spulciato lettere, manoscritti e rintracciando la storia del bibliofilo Jacques Guérin, il collezionista che ha ritrovato il cappotto, oltre ai mobili della stanza del geniale scrittore francese, ora conservati al museo Carnavalet a Parigi. Guérin è un uomo d'affari, un industriale di profumi, ma la sua più grande passione sono i libri rari, i manoscritti, le carte autografe di artisti. È anche un appassionato lettore di Proust che, per un caso fortuito, ha conosciuto Robert Proust, il fratello di Marcel. Alla morte di quest'ultimo, ancora una volta per puro caso, riesce a comprare i mobili dello scrittore, la scrivania e la libreria, e da lì a poco a comprare anche (e a salvare) alcune lettere, bozze, foto, disegni, dediche che non sono stati bruciati dal fratello e dalla cognata. Divenuto amico del rigattiere che si occupa di vendere quel che resta degli oggetti appartenuti a Marcel, Guérin scopre che c'è ancora dell'altro scampato all'oblio: il letto di ottone su cui è stato scritto quel capolavoro universale che è la Recherche e quel famoso cappotto tanto amato da Proust. Cappotto che il rigattiere aveva ricevuto in dono da Marthe, la cognata di Marcel, e che era stato utilizzato per scaldarsi le gambe e i piedi durante delle battute di pesca. 

Dalla ricerca di Guérin e dal racconto riportato, emergono storie familiari misteriose, di bizzarre passioni e infedeltà, di retriva omofobia e di imperdonabile incuranza verso i manoscritti di Marcel da parte della sua stessa famiglia.

Il volume è corredato da foto che documentano la profonda passione dell'autrice nei confronti di Proust. 

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