Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

14 mar 2021

Tradire la propria lingua - Emil Mihai Cioran (Saggio - 1985)

"Occorre avere una visione tragica della storia, altrimenti non si comprende niente. Non vale la pena farsi molte illusioni, la storia è spietata. Uno storico che non ha il senso tragico del divenire non comprende nulla degli avvenimenti".


In questa brillante intervista rilasciata a Philippe Dracodaïdis, Cioran riflette con un certo grado di serenità su molti aspetti del pensiero: dall'importanza del riso per la vita all'odio di sé, dal taoismo che ha amato ma che adesso detesta all'idea che l'uomo è destinato alla catastrofe così come la civiltà alla decadenza, al valore stesso della filosofia che trova insopportabile. Ma la riflessione più interessante che spicca da questo dialogo è certamente quella sulla lingua francese, sulla lingua di Cartesio, di Pascal (di cui è appassionato), di Montaigne (che invece non lo appassiona più di Pascal), sui moralisti e sulla loro brevità. Considerazioni di massimo rispetto su una lingua che, come sappiamo, è stata cruciale per la ricaduta che ha avuto nel suo stile e nel suo pensiero di grande tragico contemporaneo. 

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog