Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

16 mar 2021

Mendel dei libri - Stefan Zweig (Racconto - 1929)

"Come un astronomo, tutto solo nella propria specola, scruta notte dopo notte attraverso il minuscolo obiettivo del telescopio le miriadi di stelle, le loro misteriose orbite, i loro intrecci errabondi, il loro spegnersi e riaccendersi, così da quel tavolino quadrato Jakob Mendel, attraverso le sue lenti, immergeva lo sguardo nell'altro universo, quello dei libri, anch'esso in eterna rotazione e in un continuo rigenerarsi, in quel mondo sovrastante il nostro mondo".


Dopo la fine del primo conflitto mondiale, mentre un acquazzone sorprende la città, il narratore si rifugia in un bar e qui lentamente si ricorda di esserci già stato e di avervi conosciuto vent'anni prima Jacob Mendel, l'uomo dei libri. Spinto dal ricordo, chiede al nuovo proprietario che fine avesse fatto quell'uomo tanto famoso quanto ora dimenticato e scopre quanto assurda fosse stata la sua fine.

Jacob Mendel era un bibliomane ebreo che viveva a Vienna, in un caffè (il caffè Gluck) pieno di libri. Siamo agli inizi del Novecento e tutti gli appassionati di libri, studiosi e ricercatori, lo conoscono. Mendel ha una memoria infallibile, un catalogo vivente di tutti i libri scritti nella storia. Vive unicamente di libri, ne è ossessionato. È come se vivesse solo in un universo di parole, di inchiostro, di carta, di pagine. Nella vita reale, però, Mendel è davvero solo, un inetto. Al suo quartier generale accetta le visite degli studiosi che hanno bisogno della sua memoria per le loro ricerche fino a quando scoppia la grande guerra. Mendel, di origini ebraiche e russe, senza passaporto, che si sente cittadino del mondo, che persino durante la guerra intrattiene scambi epistolari con uomini che per l'Austria sono nemici, è catturato e internato dall'esercito austriaco. Solo nel 1917 è scarcerato, su intercessione di potenti estimatori della sua memoria. Tuttavia l'uomo dalla memoria straordinaria ha perso le sue doti mnemoniche. Così, incapace di aiutare gli studiosi e incapace di fare altro nella vita, vive della compassione del proprietario del Gluck, fino a quando questo non è costretto a vendere e il nuovo proprietario caccia Mendel dal suo regno di libri e parole.

È un racconto che, oltre al tema della memoria, fa emergere tutto lo sconforto dello scrittore austriaco per lo scoppio della grande guerra. Mendel in qualche modo può essere paragonato all'Europa, magnifica e lucente, ma anche distante dai suoi problemi, come è stata durante la Belle Epoque. Adesso che la guerra è finita, Mendel non è più lo stesso, mentre il suo corpo e la sua memoria decadono, è vecchio come la stessa Austria e la stessa Europa.

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