Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

8 apr 2020

In culo al mondo - António Lobo Antunes (Romanzo - 1979)

"Mi aspettavi, Sofia, e non c'è mai stata una parola fra noi, perché tu capivi la mia angoscia di uomo, la mia angoscia carica di odio di uomo solo, l'indignazione che la mia codardia provocava dentro di me, la mia sottomessa accettazione della violenza e della guerra impostami dai signori di Lisbona, capivi le mie disperate carezze e la tenerezza impaurita che ti offrivo, e le tue braccia scendevano lentamente lungo la mia schiena senza fastidio né sarcasmo, salivano e scendevano lentamente lungo il sudore ghiacciato dei miei fianchi, stringevano piano la mia testa contro la tua spalla dolce, e io ero sicuro, Sofia, che tu sorridevi nel buio con il silenzioso e misterioso sorriso delle donne quando gli uomini diventano all'improvviso bambini e si consegnano loro come figli fragili e inermi, stanchi lottare contro ciò che di se stessi li indigna"


Dal sapore fortemente autobiografico, piccolo gioiello della letteratura portoghese e non solo, il romanzo è scritto in prima persona. Il protagonista, nel bar di uno zoo, racconta a una donna che palesemente vuole conquistare, in un lungo monologo, la storia di quando era un giovane medico militare, mandato in Angola durante la guerra coloniale nel 1971. Il racconto è serrato, i dettagli sulla guerra e anche sul suo stato d'animo si susseguono in un ritmo forsennato, ma senza climax emotivi. Il tono è sempre lo stesso, magnifico, ma senza slanci verso l'alto o verso il basso. Quasi a dimostrare che ogni cosa è priva di senso, è indifferente. È come se vivesse in un limbo, in un luogo in cui non esiste la speranza.
Si legge del viaggio da Lisbona verso Luanda, e poi verso l'interno dell'Angola, sempre più a est, sempre più in culo al mondo. Tra un racconto e un altro, tra una riflessione e un'altra, il narratore-protagonista beve litri di alcol (un modo per evadere, ma anche per ritornare alla memoria e per sciogliersi nella confessione), fornendo alla ragazza descrizioni quasi fisiologiche della sua assunzione. Ogni cosa allora si confonde: la guerra è insensata e feroce, così come la vita, la quotidianità. Persino la notizia della nascita della figlia è motivo di dolore. Una figlia nata lontana, da un amore spento, senza profondità. La storia prosegue con una licenza che permetterà al protagonista di rientrare a Lisbona. Qui vive sempre con maggiore forza un senso di straniamento; la città, in un capitolo straordinario stracolmo di emozioni e di malinconia, gli appare in tutta la sua deludente decadenza. E anche il pensiero di ritornare in Angola lo tormenta. Mentre continua a chiacchierare con la donna, mentre cerca di conquistarla, si susseguono i ricordi africani, di guerra, di uomini agonizzanti, di superiori che propagandano ideali vacui e violenti. A questo punto, il narratore-protagonista porta con sé l'amica silenziosa a casa sua. Durante il tragitto e a casa si intrecciano nuove riflessioni sofferenti sulla vita; persino il sesso con l'amica diventa sinonimo di rassegnazione e di inconsistenza. Durante l'amplesso il protagonista è travolto ancora dai ricordi di guerra, dal soldato suicida che si è sparato un colpo in gola, dai bambini affamati. Quando Lisbona si risveglia all'alba, l'incontro occasionale finisce tra delusioni e ancora rinnovate riflessioni sul non senso della vita e della solitudine. 
Con uno stile superbo, articolato, immaginifico, poetico, moderno, non è un romanzo per tutti i palati. I racconti si svolgono in modo non lineare, la tecnica del flusso di coscienza porta il lettore a viaggiare, in Africa, in guerra, a Lisbona, nell'inquietudine del protagonista. Un'inquietudine che in fondo è la stessa di ciascun uomo. 

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