Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

12 set 2014

Venere in pelliccia - Leopold von Sacher-Masoch (Romanzo - 1878)

"Così era il mondo degli antichi, in cui piacere e crudeltà, libertà e schiavitù andavano a braccetto; coloro che vogliono vivere come dei dell'Olimpo devono avere schiavi da gettare nei loro vivai e gladiatori da far lottare durante i loro sontuosi banchetti, e non turbarsi se poi uno schizzo di sangue li colpisce".

Il capolavoro di Masoch è un libro che disorienta. È un compendio dell'amore, di quello sottomesso però, quello dove la donna è spietata, despota, dominatrice, e l'uomo, invece, lo schiavo, la vittima. Sarà per l’atrocità del racconto, sarà per l’eleganza dello stile, il romanzo è una sintesi equilibrata dei contrasti, delle contraddizioni dell’amore e, anche, delle incoerenze della storia della cultura. L'io narrante - dietro cui si cela lo stesso autore - si confronta (e subisce) con il pensiero disarmante e feroce di una donna bellissima, una Venere appunto, che si scalda con una suadente pelliccia. Ma in tale atroce sottomissione si può leggere, paradossalmente, il racconto di un amore libero, senza freni, pagano, antico, anticristiano. È l'amore che vive solo di felicità, di passione, che non è, invece, abitudine, scelta ripetuta. La Venere, tra la pioggia e i raggi di luna filtrati nei boschi, avvolta da un mantello onirico, appare senza virtù, senza alcuna pietà. L'amore così intenso e i suoi derivati, quali i dolori e i tormenti, diventano estremi. E se all'inizio l'assoggettamento è solo psicologico, il gioco crudele di Wanda (la Venere in pelliccia) si spingerà oltre, fino ai lidi ultimi del dolore fisico inferto con la frusta. La vittima, Severin, più è maltrattata, più si innamora, tanto da firmare dei contratti in cui si dichiara schiavo, pronto, addirittura, al suicidio.
L’uomo è in balìa incondizionata della donna, la sofferenza del protagonista è assoluta, pur tuttavia sentita come necessaria. Eppure è soprattutto la gelosia a distruggere Severin, più delle frustate. Wanda, infatti, colpita dalla bellezza di un giovane greco, costringe il suo schiavo, d’amore e nei fatti, allo spasimo della gelosia. Fino a quando la tiranna Wanda non abbandonerà a se stesso il fragile Severin.

Un libro ricco di cultura, finemente eclettico, quasi un'opera teatrale per via dei continui dialoghi, in questa edizione arricchita con un interessante quanto acuto scritto di Gilles Deleuze.

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