"Per la maggior parte degli esseri umani, specie quelli che vivono nelle moderne comunità urbane e suburbane, la più diretta forma di contatto con gli animali non umani si verifica all'ora dei pasti: noi li mangiamo. Questo semplice fatto costituisce la chiave del nostro atteggiamento verso gli altri animali, ed anche la chiave di ciò che ciascuno di noi può fare per cambiare tale atteggiamento".
Secondo il filosofo australiano, così come non esiste alcun fondamento etico che differenzia gli uomini in razze e sesso, non esiste neanche tra gli animali umani e i non umani, allargando così il concetto di uguaglianza tra noi e gli animali senzienti. Ciò non vuol dire che gli animali debbano avere i nostri stessi diritti, è ovvio, ma che sia loro concessa la nostra stessa considerazione. La differenza di specie, le tendenze naturali, le differenze cognitive non sono buone ragioni per ignorare gli interessi degli animali. Singer, quindi, ragiona in favore dei diritti animali sulla base dell'utilitarismo e dell'antispecismo, sostenendo che anche gli animali soffrono e, come noi umani, preferiscono non soffrire. Ed è il dolore, e la tendenza ad allontanarci da esso, l'elemento che ci accomuna.
Abbiamo degli obblighi morali verso gli animali, e il filosofo si scaglia sostanzialmente contro due pratiche immorali: la sperimentazione sugli animali e l'allevamento a scopo alimentare, frutto di atteggiamenti specisti. Per giustificare le sue tesi (e per suggerirci qualche senso di colpa), Singer racconta con dovizia di particolari le torture che gli animali, strumenti di ricerca, subiscono in laboratorio. Dimostrando come questi esperimenti spesso non portano ad alcun risultato! Però i laboratori restano chiusi al pubblico. Il contatto più comune con gli animali non umani, invece, anche se non ci pensiamo spesso, si consuma a tavola, quando li mangiamo. E come arrivano a noi? A fettine, puliti, senza sangue che imbratta le confezioni e non ci passa per la mente che poco prima erano esseri viventi, che hanno sofferto all'interno di gabbie e fattorie-lager al fine di essere scannati per noi.
Naturalmente, l'ovvia conseguenza per far fronte a tale disumanità, sarebbe quella di diventare vegetariani (meglio ancora vegani), boicottando la carne, informarsi e dare il buon esempio…
Il libro, infine, si chiude con un curioso capitolo dedicato alla storia del pensiero che sta dietro all'atteggiamento specista dell'uomo e con un altro capitolo, di confutazione alle obiezioni, che si occupa di quanto forte sia la resistenza all'antispecismo oggi e di quanti preconcetti ci siano da sfatare.
I resoconti dettagliatissimi di torture, ma anche degli sprechi di natura economica che si compiono per sfamarci, rendono questo libro prezioso, di sensibilizzazione, oltre che espressione di un notevole esercizio logico ed etico.
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