Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

15 set 2013

L'arte di essere felice - Arthur Schopenhauer (Massime - 1864)

"Ognuno vive in modo diverso, che risulta differente a seconda della diversità delle menti: in conformità con queste ultime, esso è povero, insulso, piatto, oppure ricco, interessante, significativo. Perfino la diversità che il destino, le circostanze e l'ambiente producono nella vita di ognuno è meno importante della diversità delle menti".

La felicità e il piacere, si sa, sono illusioni, abbagli su cui crediamo per non disperare, per allontanare sofferenza e dolore dalle nostre meschine vite. Ma come mettere in relazione questo assunto assoluto con una ricerca eudemonologica? Schopenhauer, maestro del pessimismo più nero e profondo, risponde con queste massime, bianche e ovattate, che si può vivere meno infelici possibile, cercando consapevolezza e serenità in un piacere interiore. Lo scopo sarebbe di eliminare il dolore (non cercare la felicità) e solo così si potrà raggiungere la quiete dello spirito, la spensieratezza. Bisogna però cogliere la consapevolezza che è la moderazione lo strumento necessario per non essere infelici. La saggezza, dunque, si fa arma preziosa. Schopenhauer suggerisce che occorre abbassare le nostre pretese di felicità, perché questa è solo un sogno e la sua spasmodica ricerca porta inevitabilmente a delle sventure. L’uso della ragione deve essere il nostro conduttore di giudizio e, annientando il dolore, potremmo vivere il presente in modo sopportabile.
Un libro di consolazione più che altro, almeno per chi ne ha consapevolezza. Non è difficile notare, infatti, come Schopenhauer sia attento a non generalizzare e identificare tutti gli uomini come uguali.

Cinquanta massime luminose raccolte in anni di studi sul pessimismo della buia realtà, in cui Epicuro suggeriva dietro un orecchio e Seneca dietro l'altro.

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