Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

15 ott 2012

Perché la guerra? - Sigmund Freud - Albert Einstein (Lettere - 1932)


"Se il figlio di Dio ha dovuto offrire in sacrificio la propria vita per liberare l'umanità dal peccato originale, questo peccato, secondo la legge del taglione, e cioè dell'espiazione mediante una pena eguale alla colpa, deve essere stato un'uccisione, un delitto di morte. E se il peccato originale fu colpa contro il Dio padre, il più antico delitto dell'umanità deve essere stato un parricidio, l'uccisione di quel padre primigenio della primitiva orda umana la cui immagine mnestica è stata successivamente trasfigurata in Divinità".

Su invito della Società delle Nazioni, Einstein volle Freud quale interlocutore epistolare su un tema di rilievo in quegli anni di crisi: perché gli uomini, nonostante l’evidente orrore, si fanno la guerra? In realtà già il padre della psicoanalisi aveva scritto sulla guerra, sui deliri della Grande Guerra, sugli effetti scardinanti che aveva provocato sulla sua vita e sul suo pensiero. Il volume puntualmente riporta, oltre allo scambio epistolare, i due saggi freudiani del 1915: "Considerazioni attuali sulla guerra e la morte" e "Caducità". Il primo analizza la delusione e lo straniamento innanzi alla guerra tra popoli che avrebbero dovuto essere civili, di fronte a idee e violenze inconcepibili fino a poco prima. L’educazione, la società, l'ambiente inciviliscono il singolo ed è lì che dovremmo indirizzare le nostre fatiche per risolvere le tendenze ai conflitti. Eppure, si vede nella civile e progredita Europa, esiste una pulsione alla guerra, all'involuzione, che riaffiora e si scatena. Ecco perciò che il modo di considerare la nostra morte come evento naturale ma irrappresentabile, la nostra insincerità, e la raffigurazione della morte in modo così netto e quotidiano, è per Freud un elemento decisivo che destabilizza gli uomini di fronte alla guerra e alla morte. “Caducità” invece è un brevissimo saggio sul valore della caducità, sulla provvisorietà quale categoria del bello e sulla speranza di una ricostruzione migliore delle precedenti dopo la guerra.
Poi le lettere. Scritte da due pacifisti, cercano di decifrare il problema della guerra e della crisi che si respira robustamente in quegli anni e ne propongono soluzioni. Einstein in particolare crede che per risolvere la pulsione alla violenza degli uomini occorra istituire un organismo politico sovrannazionale, un grande istituto garante di pace. Dopo aver posto la questione e aver ammesso la sua ignoranza in fatto di psicoanalisi, quindi, ritiene che solo un organismo sovrannazionale possa risolvere in futuro la questione della guerra. Sebbene gli apprezzamenti alle parole e alle idee einsteiniane, per Freud, con una straordinaria limpidezza stilistica, è piuttosto il progresso intellettuale dell'uomo e della civiltà che porrà fine ai conflitti. La violenza, la risoluzione dei problemi con la forza, sia nel singolo sia nelle comunità, non può essere annullata. Le pulsioni sessuali, di vita, e le pulsioni di morte sono nell’uomo, ma con uno sforzo collettivo di crescita, di progresso è possibile incanalare quelle nocive verso momenti più creativi. Freud è un illuminista, lo sappiamo.

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