Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

3 dic 2011

Stanley Kubrick Barry Lyndon - Philippe Pilard (Saggio – 1990)


"'Barry Lyndon' ha richiesto 250 giorni di lavorazione in Irlanda, Gran Bretagna e in quella che all'epoca era ancora la Repubblica Democratica Tedesca. Il costo totale, previsto in partenza in 2 milioni e mezzo di dollari, arriverà a toccare gli 11 milioni. Il film vince il British Academy Award per la miglior regia nel 1975 e, l'anno successivo, quattro Oscar per la fotografia, la scenografia, i costumi e la miglior colonna sonora non originale. Accolto tiepidamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, 'Barry Lyndon' riscuote buoni successi di pubblico in Francia, in Italia e in altri paesi, anche se, complessivamente, non riesce a recuperare l'investimento iniziale".

Saggio per certi versi più analitico, seppur più discorsivo, del precedente su 'Shining', prova a mostrare come un film, oltre che assumere con il tempo la connotazione di 'classico', possa rappresentare la Storia in immagini e come essa possa rivivere nelle violente essenze dell'uomo. Descrivere l'uomo medio, perseguitato dal fascino del potere ma che è destinato alla sconfitta (un uomo non necessariamente del XVIII secolo), è lo scopo dell’immenso regista. Però, fa notare il critico cinematografico con inevitabili e robusti richiami, che non sono tanto i dialoghi a tratteggiare la psicologia e il tormento dei personaggi, quanto la scelta dei commenti musicali, delle magnifiche scenografie e delle pittoriche scelte fotografiche. Nell'analisi, il saggio si sofferma spesso a confrontare il film del 1975 con le altre pellicole del geniale cineasta, mettendone così in luce la ricerca morbosa dei dettagli. Ed è ovvio che il film non sia facile, di certo non commerciale, eppure è grazie a ciò che ha lo spessore dell'opera indistruttibile, duratura.

Un film vigoroso secondo Pilard, che è grande perché possiede perfino le qualità espressive del cinema muto.

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