Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

2 nov 2010

Pasto nudo - William Seward Burroughs (Romanzo - 1959)

"Se ne stava lì nell'ombra dell'aula del tribunale, la faccia come una pellicola strappata, stravolta dalla voglia e dalla fame di organi larvali che brulicano nell'incerta carne ectoplasmatica del tossico (dieci giorni al fresco all'epoca della Prima Udienza), carne che svanisce al primo tocco silenzioso della droga"

Frammenti di ricordi, di resoconti deformati dalle droghe, di personaggi immaginari e sfuggenti, si condensano nelle pagine senza perno di questo romanzo-cronaca delle allucinazioni di uno scrittore americano che, nelle droghe, ha cercato il senso della sua esistenza. Un senso che però non ha gravità alcuna (sebbene la "normalità" non ne abbia allo stesso modo; ma questo è un altro problema...), che precipita verso i baratri dell'assurdità, dell'apatia, dell'autodistruzione.
Testamento della 'beat generation' americana, con quel suo senso di inutilità, di nullità, di sconsideratezza, di abbandono alla vita, senza mete, di grigiore esistenziale (non descritto né, nell'intimo, pensato, ma solo superficialmente supposto...), il vorticoso racconto di Burroughs, come una foglia secca, si lascia andare alla volontà del vento degli eventi.
Non è possibile raccontare la trama del romanzo, non è nemmeno possibile capirne fino in fondo le diverse relazioni tra i personaggi; la frammentarietà, la non immediata associazione di ricordi, le strascicanti pagine dei flussi di coscienza, la deformazione del senso comune del concetto di realtà: tutto è confuso, onirico, visionario, allucinato. È, infatti, un resoconto fedele della tossicodipendenza, un resoconto contro la tossicodipendenza. E nel fondale melmoso della malattia c'è il caos dell'apatia, il subbuglio del nulla che bolle ma che non evapora.
Notevoli, per stile e crudezza, i brani, e sono diversi, che descrivono amplessi e perversioni sessuali.

In fin dei conti, un libro fastidioso, senza impulsi di riflessione particolari, volutamente caotico e per questo poco attraente; un libro della 'beat generation' che di certo farò fatica a ricordare.

2 commenti:

  1. Credo che tu abbia ragione. Più che altro è un resoconto di sensazioni provate dall'autore. Forse va letto per certi sperimentalismi stilistici o se "si desidera farsi una cultura su come usare le droghe".
    Lo ricordo per la violenza di certe descrizioni:-)
    ciao

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  2. Ciao, sono d'accordo con te!
    Grazie per la visita e per il commento.

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