Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

22 nov 2010

L'Altrieri - Carlo Alberto Pisani Dossi (Romanzo - 1868)

"Pensate dunque quanto se ne dovesse tenere un giovanottino fuggito appena dal materno capèzzolo, sentèndosi il favorito di un ìdolo dei meglio incensati, vedèndosi su la di lui nera mànica il più rotondo sodo avambraccio che mai portasse smaniglie!"

Dal sottotitolo 'Nero su bianco', questo scritto del prosatore lombardo è difficile da definire. Tra l'autobiografia e lo sberleffo, tra il romanzo e la raccolta di racconti, Dossi conduce il lettore nelle sue pagine, nostalgiche e al contempo umoristiche, sfruttando tutta la potenza e la sottigliezza della parola. Purtroppo la grevità dello stile e soprattutto l'ingenuità narrativa, se in un primo momento possono galvanizzare, poco dopo stancano e svincolano facilmente dalle pagine il lettore che ha bisogno di leggere soltanto una storia.
Una storia d'amore tra fanciulli, un'esperienza scolastica di un ragazzo già dedito alla malinconia e al romanticismo, i rituali di passaggio dall'infanzia all'adolescenza: questi, proustianamente ante litteram, i capitoli principali raccontati. In questo crescendo di consapevolezza e maturità, la memoria, i ricordi rappresentano il teatro entro cui la storia si sviluppa. In tutto ciò, è sentito vivamente il pensiero del ricordo; sembra che senza di esso, attuale, vivo, la vita, il presente, abbia poco senso. Non sono temi originalissimi, è indubbio; eppure riconoscere che la riflessione sia di un diciottenne, espressa e meditata in un certo stile (spontaneo a tratti, ma non per questo vago e agro), è efficace, e permette di gustare la volontà dell'autore.
Il diciottenne Dossi imbastardisce l'italiano con il dialetto lombardo e ne risulta una commistione preziosa, spesso sonora, ma, ovviamente, ne risente la fluidità della lettura. È dunque un libro, un autore da leggere solo se si ha passione per le sperimentazioni lessicali, per il bello stile, per il gioco delle ambiguità linguistiche. Un laboratorio, un’aula di ricerche e alchimie non facili da cogliere…

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