Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

3 ott 2010

Fontamara - Ignazio Silone (Romanzo - 1933)

"Noi rifacemmo a piedi, assetati, affamati e col fiele nell'anima, la strada che al mattino avevamo percorso in camion col nostro bel stendardo di San Rocco spiegato al vento e pieni di speranze.
Arrivammo a Fontamara verso mezzanotte, in quali condizioni vi lascio immaginare. Alle tre del mattino eravamo nuovamente in piedi per andare al campo perché era cominciata la mietitura"

Libro il cui telos è morale, esprime una biografia di lotta e di sofferenza. Lo scrittore abruzzese, che aveva dedicato la vita a creare una coscienza di classe, riversa nel suo capolavoro la passione verso i più deboli. Naturalmente nel farlo, Silone non disdegna di biasimare il regime fascista, il regime oppressore e ambienta la storia nei primi anni del ventennio. Gli oppressi, quasi assuefatti dalla propria natura di ultimi, intuiscono la possibilità del riscatto, della resurrezione. Berardo Viola, il portavoce di tale momento, nella foga della passione, nell’approssimazione dell'inesperienza, diventerà il santo, il martire da adorare e da innalzare quale modello di redenzione per tutti gli oppressi. Berardo, quest'uomo senza nulla da perdere, senza terra né moglie, è l'anima, la coscienza che, seppur sonnolenta, ha incominciato a svegliarsi e a influenzare e formare i 'cafoni' suoi concittadini. Ma la velleità della sua azione, l'ingenuità del primo risveglio dopo un profondissimo sonno, è preludio di altre sconfitte. Però è solamente la sua distruzione, il suo martirio (evidente l'influenza cristiana mescolata al tema socialista) a destare definitivamente la coscienza dei Fontamaresi. E come un virus, il decoro dei 'cafoni' sarà compiuto, conquistato per mezzo del disfacimento…
Fontamara diventa il mondo dei contadini; è il simbolo di un'Italia rurale che ormai non esiste più. Ciononostante il carattere dell'ingiustizia, in un modo o in un altro, è attuale e ciò fa dell’opera un romanzo moderno. Siamo di fronte al superamento della condizione del mito dell'ostrica verghiana. Il presupposto iniziale dei 'cafoni' è identico a quello della famiglia Malavoglia, poi però l'avvento di Berardo installa nelle menti dei deboli il germe della ribellione e la speranza che un giorno non molto lontano possa essere migliore.
Scritto in prima persona, l'io narrante si divide addirittura in tre personaggi diversi: da un lato una donna, e la sua prospettiva sottolinea come tra gli stessi ultimi ci sia chi lo è maggiormente; dall'altro il marito, amico di Berardo, che assiste agli eventi quasi rassegnato e simile a un uccello marino sperduto su una città lontana dal mare; e dall'altro ancora il figlio di questi, il giovane che erediterà una coscienza più matura e che potrebbe completare la metamorfosi verso la pienezza della dignità. Stile godibile, le microstorie che descrivono il carattere dei Fontamaresi sono spesso ironiche e rilevano la semplicità di uomini che da sempre sono stati schiavi della loro condizione, piegati dal peso della Storia. Tuttavia i continui richiami ai problemi della terra (e dell’acqua) sfibrano il lettore e le pagine si allungano e si appesantiscono.

A tratti noioso, a tratti pateticamente cristiano nelle intenzioni morali, resta comunque un classico da leggere e da condividere nello spirito di rivolta contro le ingiustizie.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog