Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

3 feb 2010

Il velocifero - Luigi Santucci (Romanzo - 1965)

"A ottobre l'anno scolastico odora di cartoleria, di orso e di polvere da sparo: si può confonderlo per qualche settimana con un'eccitante partita di caccia, ha il buonumore e l'ottimismo d'un treno di volontari in partenza per una guerra mezza vinta. Ma passate le vacanze dei Santi e dei Morti, l'anno scolastico cambia odore e prende quello di nafta e di catrame delle grandi partenze"

Un romanzo polifonico di matrice prettamente cattolica che è possibile suddividere in due atti: il primo di presentazione dei personaggi, della famiglia Bellaviti, dei due amici Ettori; dopo la morte del nonno Cosimo, invece, il secondo atto in cui le disgrazie, le sventure si dipanano fino alla conclusione, ma anche fino alla redenzione di tutti.
Certamente a tratti patetico, macchiettista, di un'elegante leziosità tipicamente ottocentesca. Stilisticamente però è notevole, ben fatte le descrizioni (quasi ottocentesche), anche se, a parte le incomprensibili frasi in dialetto milanese, si dilunga molto su certi dettagli, certi episodi che stancano la lettura. Interessanti i personaggi poco dediti alle cose religiose come lo zio Panfilo. Spiccano per ironia e arguzia; fanno da contraltare a quell'aria di pesante misticismo che aleggia nelle pagine del romanzo. Si dà il caso che lo stesso zio Panfilo, l'anticlericale, sia l'uomo più colto della famiglia insieme al nonno Cosimo, "anticlericale all'acqua di rose", che conosce il latino ed è il punto di riferimento massimo per tutta la famiglia, e non solo per motivi anagrafici o generazionali. A loro si contrappongono i veri protagonisti del romanzo, i due fratelli Renzo e Silvia descritti nella loro genuinità e ingenuità di adolescenti e, dopo, nella loro complessità di uomo e donna maturi alla ricerca di un senso dell'esistenza. Colmi di bontà e di altruismo, nel loro velocifero, la diligenza dismessa in cui giocano alla crudele favola dell'arca di Noè che impone ai due fratelli di scegliere chi salvare o meno, saranno costretti a fare i conti con la realtà della vita, con l'amore, con le ristrettezze economiche, con le inimicizie, con la guerra, con lo spirito.
Un romanzo di formazione religiosa, in cui le disgrazie avvengono per mettere alla prova e per fare esaltare le virtù religiose. Ricorda molto le intenzioni di Manzoni, ma anche, per via del sentimentalismo traboccante, le intenzioni di "Cuore" di De Amicis.
Divertenti, all'inizio del romanzo, le descrizioni dei fatti scolastici, così come le descrizioni, nell'ultimissima parte della storia, dei campi di battaglia, delle trincee, dei soldati in guerra sono toccanti.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog