Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

1 mar 2023

Io, Franca Florio - Gesualdo Bufalino (Sceneggiatura - 1994)

"Viaggiavo molto, facevo collezione di celebrità. A Parigi mi presentarono un poeta, il barone di Montesquieu, che compose per me una poesia. Incontrai Proust, Debussy. Rividi Caruso, che mi chiamava la Madonna Immacolata, rividi D'Annunzio che mi chiamava la dea Venere... Anadiomene. Conobbi a Zurigo una principessa polacca, di nome Ghika, che s'innamorò di me e mi scriveva parole di fiamma a cui non risposi... A Viareggio, un'estate, indossai un costume da bagno che ingelosì tutte le donne del mondo, quando lo videro stampato su una rivista..."



Pensato per il grande schermo da uno scrittore imbevuto di letteratura e di cinema, la sceneggiatura dimostra, ancora una volta, quanta profonda fosse la passione e la conoscenza del linguaggio cinematografico di Gesualdo Bufalino. Il progetto di sceneggiatura per un film sulla famiglia Florio, e in particolare su Franca Florio, fu commissionato dal produttore americano Edward R. Pressman. Qui, al centro di tutto, c'è lei, Franca Florio. Donna bellissima ed estremamente elegante, moglie di Ignazio Florio, ai vertici della mondanità europea, ha vissuto dolorosi eventi come la morte precoce dei figli, il tracollo economico della famiglia e la decadenza fisica vissuta in un mondo, in una società, non più interessata al suo nome. Nelle parole dello scrittore comisano, la sua figura si anima in uno scenario storico, e intorno a lei la Sicilia è evocata, come per magia, in un gioco di specchi in cui Franca è la Sicilia e l'isola è la stessa donna. 

La prima scena è nel 1929. Franca Florio è vicina ai 60 anni e la cinepresa insiste sulla desolazione del salone che viene sgomberato da un operaio. Poi, con un flashback, ci troviamo catapultati nel 1883, quando i Florio erano la luce di Palermo e Franca era solo una bambina. Immaginando montaggi raffinati, Bufalino proietta subito dopo la scena a qualche anno dopo, nel 1891. Franca e Ignazio Florio, in pagine raffinate e nostalgiche, si innamorano, ballano insieme, si sposano. Ecco, tra analessi e prolessi, gli incontri di affare di Ignazio; la nascita della prima figlia; quella di Ignazio III; la visita a Villa Palagonia con D'Annunzio ed Eleonora Duse; i tradimenti di lui; l'amore e insieme le ripicche di lei; la morte della primogenita; la successiva morte dell'unico figlio maschio. Sono i decenni d'oro della Belle epoque siciliana, gli anni in cui a Palermo arrivano Lina Cavalieri, Oscar Wilde, in cui Vincenzo Florio (cognato di Franca) organizza la targa Florio, la corsa automobilistica famosa in tutto il mondo. Così si chiude il primo tempo. 

Il secondo tempo inizia ed è il 1904. Franca non è più la stessa. Seguono gli anni dei ricatti mafiosi, dell'arrivo del poliziotto italo-americano Joe Petrosino e del suo assassinio, del terremoto di Messina, delle sfortune finanziarie di Ignazio, dei continui tradimenti, della decadenza e del ritorno alla prima scena velata di nostalgia nel salone desolato.

In queste pagine ci sono malinconia, memoria, corteggiamento, amore; i temi tanto cari allo scrittore comisano. E il rammarico per il lettore bufaliniano, come anche per il critico Massimo Onofri che introduce il volume, è che Bufalino non ne abbia scritto un romanzo, anticipandone, e forse così evitandone, altri...

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