Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

22 set 2019

Un mese con Montalbano - Andrea Camilleri (Racconti - 1998)

"Sul tavolinetto tra di loro due c'erano un portasigarette e un accendino colossale d'argento massiccio. Lei si chinò, pigliò il portasigarette, lo raprì, lo tese verso il commissario. Nel movimento perfettamente calcolato la parte superiore della vestaglia s'allentò mettendo completamente allo scoperto due minne piccole ma all'apparenza tanto sode che Montalbano stabilì che ci si potevano agevolmente schiacciare le noci".

Il commissario Salvo Montalbano, con la sua cultura e i suoi sentimenti focosi, è un tutt'uno con la lingua raffinata, colta e allo stesso tempo sanguigna dello scrittore di Porto Empedocle. Una miscela, quella dell'italiano e del siciliano, nobilissima, capace di dare al ritmo dei racconti una velocità notevolissima.
I racconti sono quasi tutti ambientati a Vigata, l'ormai leggendario paesino siciliano in cui il commissario svolge le sue indagini. La dimensione è paesana, il barbiere, il farmacista, il preside del liceo, la vedova, il pensionato. Tutti si conoscono, sanno i segreti di ognuno e il commissario ci sguazza in questa forma di conoscenza. Le sue indagini si svolgono a istinto più che con l'ausilio di tecnologie. Basta uno sguardo, un gesto, un lapsus e Montalbano, usando spesso il bluff come strumento logico, trova il bandolo della matassa.
Sono trenta i racconti, uno al giorno, secondo le indicazioni dello stesso Camilleri. Eppure sono leggeri, scattanti e se ne possono leggere d'un fiato molti di più. È vero, dopo un po' si ha l'impressione che si ripetano, ma se letti d'estate e per puro svago non diventano mai noiosi.
Mi chiedo, però: per un siciliano, la lingua di Montalbano, e dello stesso Camilleri, è divertente e musicale. Ma come fanno i non isolani a comprenderla fino in fondo e quindi ad apprezzarne le sfumature e le strutture di senso che si caricano di originalità e profondità?

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog