"Avevano trovato dei sistemi sacrileghi per conservare in vita i propri cervelli, o nello stesso corpo oppure in corpi diversi; ed avevano evidentemente trovato il modo di sfruttare la coscienza dei morti che avevano raccolto".
Charles Dexter Ward è un giovane e appassionato studioso di scienze e di storia. Entusiasta ma mite, riservato ma conosciuto da tutti, durante gli studi si imbatte in documenti che riguardano un suo lontano antenato, Joseph Curwen. Stregone e negromante, il lontano parente diventa un'ossessione per Charles, il quale, in preda a una malata frenesia, si rinchiude nel suo laboratorio e inizia a studiarne i testi e, addirittura, a praticare le arti oscure.
Curwen, alchimista di Providence che, nonostante i decenni, il tempo non lo segnava, era una figura di spicco in città. Eppure, adagio, la stima che aveva da parte dei suoi concittadini fu compromessa. Le visite insolite nei cimiteri, le luci e gli scoppi che si diffondevano dalle finistre del suo palazzo, le superstizioni sul suo conto pregiudicarono infatti la sua reputazione e i suoi affari. Curwen allora, già anziano, decise di sposarsi con una giovane ragazza per rimediare agli occhi dei suoi concittadini. Ma è la sua stranezza a essere considerata causa di alcuni misfatti avvenuti a Providence, e i suoi concittadini, misteriosamente, lo uccisero.
Charles Ward, affascinato da questa figura, si lascia trasportare dalla ricerca ossessiva dei fatti e, soprattutto, dalle scoperte incredibili relative ad alcune evocazioni e ad alcuni esseri generati dall'antico parente. La scoperta della casa di Curwen e di un ritratto che mostra lo stesso Curwen straordinariamente simile alle fattezze del giovane Ward, porteranno quest'ultimo a spingersi più caparbiamente nella ricerca di note e appunti su cui riflettere e su cui lavorare. Un assillo che lo porterà vertiginosamente al limitare della follia.
I suoi genitori, preoccupati nel vederlo sempre più distante dalla realtà, preoccupati perché dal suo laboratorio sentono risate che sembrano provenire dall'inferno, litanie diaboliche mai ascoltate prima e odori di zolfo, preoccupati perché vedono una certa continuità tra Curwen e Ward (quasi come se il primo si fosse reincarnato nel secondo) incaricano il medico di famiglia e loro amico, il dottor Willet, di scoprire le cause della follia del figlio. Ma è solo dopo la follia completa di Ward e la sua conseguente reclusione in manicomio che la ricerca del medico tra le stanze segrete del giovane si fa lucida esplorazione della follia. Le pagine sono veloci, le immagini sono vive, il terrore si insinua nel lettore. Lo scienziato, sebbene sconvolto dal continuo terrore che gemiti raccapriccianti e olezzi nauseabondi gli procurano, persegue nel suo scopo con piglio razionale: scoprire come Ward abbia perso la ragione. Rischiando, però, a sua volta di perdere lui stesso il senno. E nel finale ogni cosa prende il suo posto, alla fine trova la verità, trova come il passato sia tornato e abbia preso il posto del presente...
Il romanzo è ossessivo, nella trama e nella ricchezza dei particolari, e nulla è lasciato al caso. È la storia di una metamorfosi incredibile, il passaggio da un individuo eccentrico sì, eppure del tutto normale, a un uomo con tendenze omicide da essere persino rinchiuso in una clinica psichiatrica; è il racconto della genesi della follia, tema fortemente ispiratore per Lovecraft; è la storia di una passione anche, verso il mistero e la conoscenza. Una passione che ha del metodo però, sottile e snervante, che non mette tuttavia in conto le possibili conseguenze che lo svelamento di una verità così estrema possa avere. Sembra di leggere nella passione di Ward la stessa del dottor Frankenstein...
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