Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

8 mag 2016

Note invernali su impressioni estive - Fëdor Michajlovic Dostoevskij (Saggio - 1863)

"Cercate di capirmi: il sacrificio di tutto se stesso a beneficio degli altri, il sacrificio volontario, assolutamente cosciente e non costretto in alcun modo, è a parer mio il segno della massima evoluzione della personalità, della sua massima potenza, del suo massimo autocontrollo, della massima libertà della propria volontà".

Il diario scritto pensando al primo viaggio all'estero del grandissimo scrittore russo è l'occasione per riflettere sull'Europa, sull'uomo, su se stesso. Dostoevskij sente la necessità di un confronto, di capire la dicotomia tra Russia ed Europa, di vedere l'Occidente come luogo del futuro, per poi scoprire che questa terra nuova, tanto cantata dai suoi concittadini, è luogo di materialismo e decadenza morale. Un Dostoevskij prevenuto dunque, che ha già un suo pensiero, che vede nell'Europa un simbolo di perdizione. 
Visita la Germania, la Francia, l'Inghilterra, la Svizzera, l'Italia (della quale dà spazio ad alcune riflessioni su Garibaldi), ma non racconta delle sue impressioni di fronte a un monumento, a un paesaggio; si dedica quasi unicamente a descrivere le sue riflessioni su Londra - frenetica, in ebollizione, popolata da masse indecenti - e Parigi - ipocrita, convinta che tutto sia ordinato, razionale.
Il resoconto di una delusione annunciata quindi, un pretesto che diventa spunto di riflessione per contrapporre la verità del popolo russo all'elitè russa europeizzata. 
Potrebbe sembrare solo lo sfogo di un pensatore che vede nei successi della borghesia, e quindi della Francia e dell'Inghilterra, i limiti dell'uomo egoista e distaccato. Eppure, nell'osservare il popolo russo dei contadini come un modello da seguire in quanto devozione e umanità, allo stesso tempo potrebbe sembrare un uomo dal desiderio rivoluzionario. Un Dostoevskij polemico insomma, forse colmo di pregiudizi, ma anche di raffinate intuizioni.

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