Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

1 ott 2013

Storia della morte in Occidente – Philippe Ariès (Saggio – 1975)

“Durante il lungo periodo che abbiamo percorso, dall'alto Medioevo fino alla metà del XIX secolo, l'atteggiamento di fronte alla morte è cambiato, ma così lentamente che i contemporanei non se ne sono accorti".

I saggi di Ariès sono il frutto di ricerche monumentali da storico che poi si fa sociologo. Documenti, fonti, dettagli minuziosi, studio dei riti, dei culti delle tombe e dei cimiteri, ma anche delle opere letterarie; tutto ciò che porta lo storico ad avere evoluzione e definizione di un atteggiamento della morte sono presi in considerazione, per concludersi in una percezione dell’idea di morte al tempo d’oggi. Ed è così che il lavoro dello storico si fa via via sociologico.
In questo lungo percorso intrapreso - dal primo medioevo a oggi, anche se non mancano accenni ai rituali romani - si coglie quanto e come profondamente diverso sia il nostro approccio alla morte, di paura e di barriera, da quello medievale in cui, invece, la morte è familiare, vicina, indifferente. Secondo lo storico, si passa da una “morte addomesticata”, la morte come evento familiare con i suoi riti allo scopo di ammansire la paura, alla “morte di sé”, dove il cattolicesimo inizia a giudicare ciò che si è fatto in vita, alla “morte dell'altro”, dove la morte è lasciata da sola, alla “morte proibita” dei giorni nostri, in cui la morte è vissuta in ospedale ed è considerata tabù da tenere lontana da tutti.

Un libro curioso, che pone l’attenzione su un tema talmente affascinante quanto poco studiato in ambiti accademici.

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