Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

8 dic 2010

Le parole tra noi leggère - Lalla Romano (Romanzo - 1969)

"L'impiego rigoroso della logica - anche non sofistico - non pare accordarsi con la bontà: in quanto presume freddezza, e la si pensa al servizio dell'egoismo, della prepotenza. Ma tra il lupo e l'agnello la logica è dell'agnello, non del lupo"

Questo romanzo - che può essere definito autobiografico, psicologico, che nell'analizzare la crescita del figlio diventa romanzo di formazione - è, in una parola, poliedrico. L’io narrante è una mamma, la stessa Lalla Romano per intenderci, sottile, quasi spaventata dal confronto, attenta ai piccoli dettagli, osservatrice precisa e quasi maniacale, che racconta suo figlio, il loro rapporto conflittuale, la lotta, la differenza, l'astio, la rivolta tra i due. P., il figlio protagonista, è sin da bambino un anarchico, indisponente, contemplativo, ermetico, intelligente, svogliato, testardo, arrabbiato persino. È un personaggio soprattutto polemico, in particolare con la madre - che invece appare apprensiva, intellettuale, viscerale -, e per questo è accattivante. Definito sin da bambino poeta, filosofo, pittore, nasconde in sé tutti i modi di essere che saranno formativi e corazze coriacee contro gli altri, contro la mamma.
Nella descrizione del carattere e degli atteggiamenti del figlio, non mancano da parte dell’autrice piemontese spazi di analisi introspettiva, i quali, a loro volta, si rifletteranno sulla descrizione del figlio. E la profondità freudiana che ne deriva è brillante, carica di veemenza, esplosiva; non c'è posto per il compromesso, per la finzione. È assente del tutto, infatti, l'aspetto del gioco, della dissimulazione, mentre è solamente palese la natura intima della confessione. Si consuma così un’autobiografia viscerale, straziante quanto lucidissima.
Il racconto è zeppo di frammenti di lettere, di documenti, di pagine di diario (materiale reale, non immaginario...) che mettono in luce quanto sentita sia stata la stesura del libro; dello sfogo. Certo, alla lunga tutto ciò rischia di diventare soporifero e poco intrigante: si aspetta sempre la considerazione, il colpo di coda della mamma, ma capita spesso che tardi a venire.
Il paratesto è assolutamente invitante, ricco di spazi bianchi che lasciano intravedere d’acchito la frammentarietà moderna dell'opera, però senza alcuna dispersione. I periodi intervallati dagli spazi, infatti, non sono scollegati, tutt'altro. Evidenziano, insieme all’incedere dell’esposizione, un'attenta elaborazione, un impianto basato sulla logicità e la scientificità dei ragionamenti, insaporiti da uno stile secco e rigoroso, ma non per questo poco affascinante. E nonostante il rigore analitico, l’opera ha un che di poetico, di tenero.

Un libro che scava davvero; fulminante, spietato. Premio Strega ben meritato.

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