Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

1 set 2010

Vita di Chopin - Franz Liszt (Biografia - 1851)

"I suoi 'Preludi', i suoi 'Studi', i suoi 'Notturni', soprattutto, i suoi 'Scherzi', perfino le sue 'Sonate' e i suoi 'Concerti' - le sue composizioni più brevi, come pure le più considerevoli - spirano uno stesso genere di sensibilità, espressa in gradi diversi, modificata e variata in mille modi, sempre una ed omogenea"

Libro noiosissimo, che si abbandona a pagine e pagine di superflue e vetuste considerazioni sull'arte e sulla sua interpretazione, che si abbandona a ridondanti descrizioni sulla Polonia, sul suo carattere e sulle sue usanze, con una sintassi ampollosa, stracolma di incisi e affettata oltre ogni limite di sopportazione, per quasi tre quarti sembra scordarsi di Chopin. I primi capitoli, infatti, quasi dimenticano il geniale pianista polacco. Chopin è solo una figura sullo sfondo, opaco, indefinito; un'ombra. Poi però, dopo oltre la metà del libro, anche tra piccole imprecisioni, Liszt si rammenta del compositore amico e la lettura diventa meno lagnosa. Tuttavia lo stile non si ammorbidisce e il racconto si mantiene su toni che non hanno nulla di preciso e determinato. Le descrizioni sono aleatorie, effimere e, anche se Chopin è il paesaggio da dipingere, il quadro è appena abbozzato, senza luce. Non si raccontano nei dettagli aneddoti, quasi nessuna curiosità biografica, sparutissime le chicche; solo lunghissime e verbosissime disquisizioni sull'arte e sul carattere dei contemporanei. Attraverso le pagine dedicate a Chopin, si intravede, come in una pozzanghera, il profilo, differente ma al contempo ugualmente geniale, di Liszt, rivale ma estimatore dell'amico pianista.
I richiami colti, tipicamente di spirito ottocentesco, che riempiono il libro, l'esagerato e mieloso romanticismo, l'uso ossessivo di similitudini e di retorica irritano a dismisura il lettore impaziente che vuole conoscere di più e si aspetta di leggere altro su un pianista amato. Se si purgassero le facezie stilistiche e di contenuto, il libro si ridurrebbe a poche pagine. I demeriti del libro, però, si devono spartire tra Liszt e Carolyne Sayn Wittgenstein, scrittrice e compagna del musicista ungherese che tanto, a quanto pare, ha scritto e riveduto.

Che cosa resta di Chopin in un libro a lui dedicato: un uomo dolce, malaticcio, misantropo, poetico, preciso, solitario, aristocratico nei modi, timido, geniale; ma ciò si sapeva già...

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