Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 gen 2010

Maredè, maredè... - Sondaggi nel campo della volgare eloquenza vicentina - Luigi Meneghello (Saggio - 2002)

"Della 'espressività orale' si può ragionare e si ragiona (non sempre in modo incisivo), oppure si può cercare di riprodurla: non di darne un equivalente scritto, inevitabilmente impoverito, ma di riprodurlo così com'è, col registratore, la cinepresa (e presumilbilmente fino alla ricomposizione atomica).
E poi? E poi ragionare di queste registrazioni, oppure di nuovo cercare di riprodurle... Fare un profondissimo buco nell'acqua."

Una grammatica vicentina con lo scopo di ricordare il dialetto amato dallo scrittore di Malo. Sembra emergere la paura di perdere il dialetto e quindi di perdere definitivamente l'opportunità di essere più precisi nel descrivere ed avere una visione delle cose, del mondo. Un libro insomma come una grammatica per i posteri, per non dimenticare. L'analisi si sviluppa per frammenti e senza un filo logico prestabilito. Come nelle corde di Meneghello, non mancano spunti ironici e intelligenti. Ma ciò che più mi colpisce del libro è la sottile quanto raffinata conoscenza linguistica, delle teorie sul linguaggio (dalle quali assorbe i motivi per la sua idea personale) che si legge tra le righe. Dispiace l'uso continuo, quasi asfissiante, di termini inglesi che paragona con quelli italiani e dialettali.

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