Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

6 nov 2022

Viva Gioconda! - Salvatore Fiume (Romanzo - 1943)

"La pioggia cadde per quindici giorni e quel maltempo, tutto d'un tratto, cambiò faccia al paese. Le case divennero scure e gonfie. Le grondaie piansero l'estate perduta, e gl'innamorati avevano paura d'uscire. Nel buio grigio della mia casa stavamo io e mia madre. Mio padre tornava due volte al giorno per mangiare e correva, con l'ombrello sulla testa, in bottega, appena finito. Mia madre rimaneva in cucina e mi guardava, da lì dentro, quando non mi sentiva più muovere io me ne stavo con le ginocchia strette, seduto vicino alla tenda dell'alcova e fissavo la finestra col vetro rotto, pensando alla Gioconda. Mio cugino non girava con suo padre per la posta, perciò da lei non avevo più lettere. Anche lei mi pensava da casa sua, sentendosi rimbalzare la mente in testa, perché io, da casa mia, la chiamavo col fiato, a bruciapelo".


In un'atmosfera crepuscolare, quasi notturna, si dipana il romanzo autobiografico di un pittore che sa bene come pennellare immagini anche con le parole. Il narratore è Totò (lo stesso Salvatore Fiume) che si innamora di Gioconda, una sua coetanea di 11 anni. Ma i veri protagonisti della storia non sono loro e la loro tormentata storia d'amore, ma sono Comiso e gli intrighi, i pettegolezzi, le superstizioni e le beghe dei comisani. C'è, infatti, il calzolaio Don Giovannino che scrive struggenti lettere d'amore alla figlia del sacrestano Maddalena, innamorata anche lei di un amore corrisposto ma vietato dai genitori; c'è il farmacista che si fa accompagnare dalle guardie dopo un alterco con il padre del narratore-fanciullo; c'è l'incompetente avvocato che non riesce a difendere il calzolaio; c'è il cugino di Totò, anche lui dispettoso e monello, che accompagna il padre postino e che ha il compito di recapitare le lettere che i due bambini si scambiavano. C'è, anche, il funerale del nonno del cugino; c'è il clima di fine estate che lentamente lascia spazio ai primi freschi autunnali; ci sono i genitori del ragazzo innamorato, con il racconto della loro storia d'amore e che con la loro saggezza popolare e i loro battibecchi accompagnano il lettore con ironia e tenerezza. Come quando il padre litiga con il farmacista e poi con il prete e per questo è accusato di diffamazione. C'è anche la beneficenza nel periodo natalizio per rinnovare la scuola; ci sono le rocambolesche serenate notturne sotto i balconi delle ragazze del paese; c'è l'arrivo della spagnola; c'è la Pasqua con i suoi misteri e la morte di un anziano ricco. È, dunque, un romanzo corale, in cui è descritta una povera Comiso che non c'è più, una Sicilia che non c'è più. Il romanzo si può leggere come un documento storico sugli usi e i costumi dei siciliani nella prima metà del Novecento, e anche un paio di decenni più in qua. 

Ma nell'intimo della sua bellezza, resta un regalo che l'autore ha donato alla memoria dei suoi genitori e alla sua infanzia ritrovata in queste pagine.

Lo stile, nonostante possa sembrare desueto, rimane fresco e allegro, pieno di saporite immagini e di affascinanti e raffinate metafore. Alcune pagine ricordano Bufalino. Forse un po' prolisso, rimane comunque un romanzo poetico, nostalgico, bellissimo. 

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