Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 mar 2012

Stanley Kubrick. Full Metal Jacket - Roy Menarini, Claudio Bisoni (Saggio - 2002)


"Kubrick tratta lo sguardo come un oggetto. Separa gli occhi dall'attività scopico-percettiva, mette in scena corpi che vedono privati del proprio referente di visione e cose viste da luoghi svuotati di soggettività vedente. L'occhio si fa entità inerme, lo sguardo di centro di irradiamento di un vedere ormai disincarnato".

Per gli autori di questa notevole monografia, il penultimo film di Kubrick sembra l'opera somma, l'opera definitiva dell'immenso cineasta. In esso vi sarebbe espressa in sintesi tutta la filosofia kubrickiana. Angoscia, paura, follia, pessimismo, realismo e astrattismo, contraddizione si concentrano in un solo film. 
Raccontati i retroscena della pre-produzione - non mancano aneddoti e chicche interessantissime - l’analisi si concentra sugli aspetti tecnici del film. Si mette in luce ancora una volta il carattere volutamente antinomico della filmografia kubrickiana. Ordine e caos, pace e guerra coesistono, si penetrano fino a confondersi nell'uomo, in quell'essere capace di amare e di uccidere al contempo. L’analisi poi si sposta verso le possibili chiavi di lettura e i parallelismi con altri film, suoi e non, citando spesso l’importante libro del prof. Bernardi. Dall'osservazione di singole sequenze, quasi dei singoli fotogrammi, gli autori pongono l’accento sempre più marcatamente su quanto le intenzioni di Kubrick siano attente, filosoficamente studiate, non lasciate al caso. Siamo di fronte a quella celebre espressione del 'cinema-cervello' di deleuzeiana memoria.
Solito buon libro della Lindau.

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