Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

23 ott 2024

Somnium, sive astronomia lunaris - Johannes Kepler (Racconto - 1609)

"Quando infatti da noi sembra eclissarsi completamente il Sole, per loro si eclissa la Volva. Quando viceversa si eclissa da noi la nostra Luna, per loro si eclissa il Sole. E tuttavia non tutto è simmetrico. Loro spesso osservano un'eclisse parziale di Sole quando per noi la Luna è completamente visibile, e al contrario non di rado loro non sono interessati da alcuna eclisse di Volva quando a noi tocca un'eclisse parziale di Sole. L'eclisse di Volva avviene per loro nei plenivolvi, come anche per noi quella di Luna nei pleniluni, mentre quella di Sole nei novivolvi, come per noi nei noviluni".


Il Somnium è un racconto di fantascienza (per alcuni il primo in assoluto) costellato di fatti autobiografici e scientifici. È anche un testo di divulgazione scientifica. Keplero, infatti, descrive un sogno in cui un quattordicenne Islandese, Duracoto, viaggia per punizione con una nave fino a quando non incontra il grande astronomo Tycho Brahe sull'isola di Hven. A seguito di questo incontro, il protagonista impara l'astronomia e si innamora del cielo stellato. Tornato finalmente in Islanda dalla madre, capisce che anche lei possiede le stesse conoscenze e gli rivela che sono stati dei Demoni a istruirla. È quindi evocato un demone (che rappresenterebbe l'astronomia) è questo racconta loro dell'isola di Lavania (la Luna). Il demone riferisce di come ha fatto a viaggiare, si sofferma a descrivere la luna, le sue fasi, il motivo per cui vediamo un solo lato di essa, le eclissi solari. Tutti argomenti che servono a Keplero per sostenere, in sostanza, le tesi copernicane. Lo scopo del racconto, infatti, è di convincere i tolemaici che il modello copernicano è corretto. La terra è vista dalla Luna e l'osservatore trova che il movimento del pianeta è identico a quello dello stesso satellite osservato dalla terra. Il punto di vista, quindi, risulta soggettivo, apparente e non reale.

Il volume è completato dalle note scritte dallo stesso Keplero tra il 1620 e il 1630 che sono molto più lunghe del racconto stesso e sono anche molto più interessanti e affascinanti. Emerge un Keplero dedito all'astrologia e alla Magia, ma risalta pure un sentimento di gratitudine verso le scoperte che Galileo in Italia stava facendo in quegli stessi anni.

Il racconto in sé è frettoloso e si riduce una trama scarna e senza troppe pretese. Il resoconto del Demone, invece, è particolareggiato e non sempre di facile lettura. Resta comunque un documento significativo sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista scientifico. Felice di averlo conosciuto e di aver scoperto un Keplero per me inedito.

26 set 2024

La filosofia della composizione - Edgar Allan Poe (Saggio - 1846)

"La mia preoccupazione successiva riguardò il tipo di suggestione o di effetto che intendevo suscitare nel lettore; e qui posso anche osservare che nell'architettura del tutto ho tenuto in considerazione l'idea di rendere il lavoro universalmente apprezzabile. Ma mi lascerei portare troppo lontano dal tema che sto trattando se volessi dimostrare un argomento sul quale ho ripetutamente insistito, e che - trattandosi di poesia - non ha il minimo bisogno di essere dimostrato; e cioè il fatto che la Bellezza è il solo legittimo criterio che regni nella poesia".


Quando si crea un'opera d'arte, sia essa una composizione musicale, un dipinto, una poesia, una qualsiasi forma di produzione artistica insomma, l’autore è invaso da una luce estatica? È preda di intuizioni frenetiche che gli calano dall'alto? Oppure lo stesso autore è mosso da un'intenzione, da un articolato pensiero che è figlio di riflessione, di tecnica, di selezione e di analisi?

Il grande scrittore americano, interessato a capire i movimenti della mente umana, quei meccanismi che la strutturano e la identificano, è convinto che l'opera d'arte, in particolare quella poetica, sia una necessità che nasce dal lavoro della mente e dalla tecnica di scrittura. Con il suo spirito polemico (e tendenzialmente sarcastico), contro una certa visione realistica, in questo saggio si diverte a screditare gli scrittori che per vanità si definiscono vittime di intuizioni e di ispirazioni che non dipendono da loro stessi. Nel definire la sua teoria, Poe analizza il momento di processo creativo, la scelta della storia, dei protagonisti della teatralità; descrive il suo modo di scrivere partendo da un effetto per poi edificarlo e svilupparlo con originalità (stilistica e narrativa). L'originalità, come si scriveva, non risiede nell’ispirazione del momento, ma è sinonimo di lavoro, di ponderazione, di calcolo. Un esempio? Il Corvo, la sua opera più celebre, ricostruita passo dopo passo come se fosse una dimostrazione matematica.

Il saggio risulta prezioso (e delizioso) anche perché Poe sintetizza le sue teorie sulla composizione letteraria: le opere poetiche, se vogliono essere efficaci devono essere brevi; si scrivono con metodo e analisi, non in preda ai fumi delle frenesie spontanee; le opere si scrivono quando si ha chiaro in mente il finale e soprattutto si sa quale effetto vuole provocare nel lettore.

Una confessione non soltanto intelligente, ma anche onesta di un autore che in tutta la sua straordinaria opera ha messo al centro il tema della verità, della bellezza e della passione in tutte le sue forme, da quelle più logiche a quelle più esistenziali ed emozionali. Un saggio che, al di là della sua dimensione letteraria, dovrebbe essere adeguatamente studiato dai tanti fantomatici artistici contemporanei che producono pasticci solo sotto la dettatura dell'ispirazione. 


Nota a margine. Durante la lettura del saggio, mi è venuto in mente Bufalino, il suo noto apprezzamento per Poe, le riflessioni e i resoconti sulla sua scrittura espressi in diversi saggi articoli e conferenze...

23 set 2024

Saggio sui dati immediati della coscienza (Henri Bergson - Saggio 1889)

"Respiro l'odore di una rosa, e subito confusi ricordi d'infanzia mi ritornano alla memoria. A dire il vero, questi ricordi non sono affatto stati evocati dal profumo della rosa: li respiro nell'odore stesso, che per me è tutto ciò. Altri lo sentiranno diversamente. - Direte che si tratta sempre dello stesso odore associato però a idee diverse. - Esprimetevi pure così, sono d'accordo; ma non scordate che, per farlo, avete prima eliminato le diverse impressioni che la rosa suscita in ognuno di noi, e ciò che esse hanno di personale; non ne avete conservato che l'aspetto oggettivo, ciò che, nell'odore della rosa, appartiene al dominio comune, e, per così dire, allo spazio. Del resto, è solo a questa condizione che si è potuto dare un nome alla rosa e al suo profumo".


Diviso in tre capitoli, i primi due sono, a detta del filosofo, di introduzione al terzo, quello rivolto al tema della libertà. Per noi, però, è il secondo il capitolo più interessante, quello dedicato al tempo come durata che si differenzia dallo spazializzato (tra le pagine più famose del filosofo francese). Andiamo per ordine. Contro il positivismo che voleva ridurre il funzionamento della psiche alle leggi della fisica, il primo capitolo è sugli stati di coscienza e sulla differenza qualitativa dell'intensità percettiva di stato di coscienza. Bergson, infatti, contesta i risultati degli esperimenti fisici e psicologici che i positivisti avevano compiuto per dimostrare che tutto era riducibile a fattori scientifici. Il francese, invece, insiste sulla qualità delle percezioni, sulla loro intensità nella nostra coscienza.

Il secondo capitolo, il più famoso e originale, è dedicato all'idea di tempo come durata. Il tempo per il filosofo, infatti, si può distinguere in tempo spazializzato, quantitativo e simultaneo (quello della scienza), e in durata (quella qualitativa della coscienza). Una trascrizione filosofica, con le dovute differenze, di quelle che saranno le intermittenze del cuore di Proust.

Il terzo capitolo, sul tema della libertà, è il risultato consequenziale dei primi due. Qui, viste le premesse, la libertà si contrappone alla causalità, il dinamismo della volontà contro il meccanicismo e il determinismo. L'attività dell'io per Bergson non può essere paragonata a quella di una qualsiasi forza fisica; il determinismo fisico, non può essere ridotto a determinismo psicologico.

Secondo il filosofo francese gli errori relativi alla questione della libertà nascono dalla confusione tra i termini di successione e simultaneità, di durata ed estensione, e ancora una volta di qualità e quantità. Non è un caso che nell’intero saggio Bergson insista continuamente su tale differenza, argomento spesso travisato specialmente dai positivisti. 

Un saggio accademico, ormai parte della storia della filosofia occidentale, un po’ vetusto forse; da correlare però alle pagine proustiane sul tempo perduto e ritrovato.

19 ago 2024

Astrobufale - Luca Perri (Saggio - 2022)

"Mentre tutto il mondo rimaneva col fiato sospeso, alcune agenzie di stampa sovietiche fecero sapere che le navi dell'URSS nel Pacifico e nell'Atlantico si stavano tenendo pronte a soccorrere gli astronauti dopo l'ammaraggio, e che alle forze di terra era stato comandato altrettanto. Ancora una volta, poi, tutte le frequenze radio che avrebbero potuto interferire con quelle dell'Apollo furono disabilitate. Ora, vi sembra il caso di collaborare con chi vi ha imbrogliato facendovi fare una figuraccia?"


Come sappiamo siamo in quell'epoca che è stata definita della post-verità, ovvero una stagione in cui le notizie sono vere non perché oggettive e dimostrate, ma perché fanno presa sulle emozioni e sulle sensazioni delle persone. Chi crede nelle bufale, insomma, lo fa perché è toccato nelle emozioni o è stimolato dal proprio pregiudizio (gli idola direbbe Bacone, oggi eristiche o bias di conferma). E anche purtroppo di fronte alle verità dimostrate il post veritiero non ne accetta il risultato. Se consideriamo inoltre che il mondo ormai è diventato digitale, i mass media hanno enfatizzato questo fenomeno e sono in molti che, moltiplicandosi di fronte alla complessità delle domande del mondo, oggi credono e diffondono disinformazione e menzogne acclarate. L'autore di questo libro, noto divulgatore e astrofisico, cerca di smantellare alcune delle più bizzarre e diffuse bufale che circolano sull'astronomia. Nel farlo il giovane scienziato delinea, tra le righe, anche lo strumento che dovrebbe permettere al lettore di vaccinarsi contro le pseudoscienze e le fandonie: il mezzo potentissimo si chiama metodo scientifico.

In modo semplice e coinvolgente, comunicando direttamente al lettore con giochi e attività che fanno riflettere, il libro è alla portata di tutti. Il gioco consiste nel riportare una coppia di affermazioni all'inizio di ogni capitolo e il lettore deve indicare quale sia la bufala. Ecco quindi che vengono smantellate le fandonie sulle sonde che hanno portato l'uomo nello spazio e sulla luna, per esempio; c'è qualcosa sulle fake giornalistiche relative alle dimensioni di Marte; sulla impossibilità della Scienza e dell'uomo di arrivare alla verità assoluta; sulle insensatezza degli oroscopi. Molte, comunque, sono balle sull'astronautica più che sull'astronomia.

Il libro, credo, non è pensato per convertire i complottisti (forse non c'è speranza nei loro confronti), ma per informare e capire, anche dal punto di vista psicologico, perché si crede nella disinformazione. È questo l'aspetto più interessante del volume, quello in cui l'autore descrive i meccanismi psicologici e sociologici che si attivano nella mente quando collezioniamo informazione. Un modo, pure, per raccontare la bellezza dell'universo.

Due importanti criticità. La prima è che un libro dedicato all'astronomia deve necessariamente avere un apparato fotografico dominante, mentre qui non c'è alcuna foto o vignetta. La seconda è che non esiste una bibliografia. Secondo me, queste sono gravi mancanze per un libro così ricco di informazioni e dalle pretese metodologiche di un certo livello. 


6 ago 2024

I segreti della principessa di Cadignan - Honoré de Balzac (Racconto - 1839/44)

"D'Arthez non sapeva nulla delle affascinanti delicatezze di linguaggio, nulla delle prove d'affetto date di continuo dall'anima e dalla mente, nulla di quei desideri nobilitati dalle buone maniere, nulla di quelle forme angeliche attribuite alle cose più grossolane dalle donne come si deve. Forse conosceva la donna, ma ignorava la divinità. Per poter amare veramente una donna, occorreva in lei una quantità prodigiosa d'arte, molti ornamenti dell'anima e del corpo".


Racconto amato da Proust, è una commedia delle menzogne, ambigua e crudele. Siamo a Parigi, dopo la rivoluzione del 1830, e Diane D'Uxelles, la principessa di Cadignan, donna elegante e come vuole il nome seduttrice, ha preso di mira Daniel d'Arthez, uno scrittore e politico famoso. La dissoluta Diane è una Don Giovanni al femminile, che colleziona amanti attraverso l'arma della seduzione e dell'inganno, vive in modo modesto e non ha mai conosciuto il vero amore, ha solo collezionato uomini negli anni della Restaurazione. Il ragazzo invece, sebbene sia dotato di raffinatezza e profondità, è allo stesso tempo ingenuo e sprovveduto nelle questioni d'amore. Il racconto si sviluppa linearmente: a seguito di una sfida con un’amica, dopo che è stata organizzata una cena per far incontrare i due protagonisti, mentre cresce la curiosità dei loro amici (e del lettore), Diane seduce e ammalia il giovane scrittore. I due inizieranno una relazione e nel finale trionfa, ma solo apparentemente, l'amore (è in tale illusione che sta l'importanza dell’opera).

Capitolo della Commedia umana, il racconto è un gioco di seduzioni e di teatro, in cui i protagonisti si toccano e subiscono il fascino dell'una e l'ingenuità dell'altro. 


 

28 lug 2024

Vivere contro l'evidenza - Emil Mihai Cioran (Saggio - 1973)

"Vivere è distruggersi, non per una mancanza, ma per una sorta di pienezza pericolosa. In Dostoevskij non sono gli omuncoli, i debolucci, gli anemici che si distruggono, sono gli individui che esplodono, che giungono sino in fondo a se stessi e oltrepassano tale limite".



In questa confessione (trascrizione integrale di un’intervista rilasciata a Christian Bussy nel 1973 per una TV belga) Cioran descrive ciò che per lui è evidente: il nulla è la matrice e la fine dell'esistenza. In una tale cornice, l'attributo di nichilista risulta limitante, perché è nel nulla che Cioran ritrova il tutto.

Da questo atto di consapevolezza e di onestà, il filosofo lotta e sopravvive. Pascalianamente, gli uomini negano tale evidenza, ma Cioran no, osserva e resiste. Cosciente dell'infelicità strutturale dell'essere umano, dell'assurdo, Cioran intraprende una battaglia furibonda con se stesso e il mondo per non soccombere al tormento e allo stritolamento esistenziale. La filosofia diventa un farmaco quindi, la presa d'atto della propria natura. La scrittura in tutto ciò diventa un modo per non precipitare nella miseria dello spirito. E di fronte a tale vastità, nell'amicizia e nell'idea del suicidio è possibile trovare la possibilità della libertà. Così come in Bach o in Dostoevskij...


Con una prefazione di Antonio Di Gennaro, leggiamo una sinossi del pensiero del filosofo romeno; un osservatore del vuoto, dunque, uno scienziato del nulla.

Anima - Michel Onfray (Saggio - 2023)

"Perché questo grido si rivela il punto cieco di tutto il cristianesimo, che fa stranamente silenzio attorno a questa confessione, uscita dalla bocca stessa di Gesù, il quale, nel corso della propria crocifissione, dubita di Dio, quindi di sé stesso... I casuisti rispondono che è proprio lì che mostra la sua umanità; l'ateo che è in me, invece, avrebbe preferito che in quella circostanza avesse mostrato la propria divinità. In quel momento o mai più..."


L'idea dell'anima, come quella della metafisica, nasce, ormai dovrebbe essere chiaro, perché l'uomo non è in grado di sospendere il giudizio di fronte a certi interrogativi. Ancora oggi non siamo capaci di ammettere la nostra ignoranza e perciò, da questo bisogno naturale di risposte facili e veloci a problemi complessi, si formano idee la cui definizione e spiegazione è ancora più ingarbugliata e assurda. Non è un caso che la metafisica non abbia compiuto un solo passo verso la conoscenza e che ancora oggi i metafisici dibattono sulle definizioni dei loro concetti e brancolano nel buio.

Secondo Onfray, l'anima è la cultura che si è sviluppata nel momento in cui abbiamo preso consapevolezza del nostro essere finito. E da questa definizione il saggio del filosofo francese, naturalmente in chiave materialistica e atea, ripercorre la sua storia. Dalla preistoria ai progetti di colonizzazione su Marte di Elon Musk, in un racconto che va dall’idea di anima immateriale a quella digitale. Con il suo affascinante stile, con i suoi curiosi aneddoti, Onfray ci offre il solito libro suadente, ricco, prezioso, ma ormai ripetitivo nel suo pensiero. L'ennesimo volume che ripercorre la storia del pensiero metafisico occidentale nel tentativo di smascherare la sua menzogna, pericolosità e decadenza.

L'invenzione dell'anima immateriale e immortale, nata a seguito della paura della morte, risale agli Egizi che, tramite Pitagora, l'hanno esportata in Grecia e quindi in quella che è il letto su cui ha partorito la cultura occidentale. Già nella cultura Egizia, infatti, si trovano moltissimi degli elementi e degli attributi che ritroveremo nel cristianesimo: vergini che partoriscono, città celesti contro terrestri, uomini creati liberi che scelgono il bene o il male, anime immortali che assurgono in cielo, dei che vivono in corpi umani e che dopo essere stati uccisi risorgono immortali. Pitagora, dunque come anello di congiunzione tra Oriente e Occidente. Platone, invece, come principe indiscusso dell'anima immortale e immateriale. Plotino che nella mortificazione del corpo e della materia cerca la comunione spirituale con l'Uno. Gesù, nato senza l'atto carnale, fatto di Logos, di allegoria, di simboli. Poi è arrivato il fanatico Paolo, il più inelegante degli interpreti di Gesù che detesta la carne e venera l'anima. Seneca che sessualizza il peccato. Agostino che con le sue nevrosi rende il corpo e la libido peccaminosi. Costantino e sua madre Elena che con il ritrovamento della Croce, simbolo di torture e di morte, insistono sulla mortificazione del corpo. Origene che disprezza la vita tanto da evirarsi dopo aver letto i Vangeli. Tutte le sette cristiane che hanno perseguitato la materia e la sessualità.

La seconda parte del volume inizia con Aristotele, il filosofo con il braccio in avanti e il palmo verso il basso nella Scuola di Atene di Raffaello, lontano oceani dal mondo delle idee del suo maestro Platone. Ma come si sa, sono gli interpreti di Aristotele che commettono le loro nefandezze metafisiche, come per esempio fa Tommaso D'Aquino.

Tuttavia è con Montaigne che avviene la rivoluzione, non è più l'anima lo strumento che permette al corpo di essere, ma il contrario: il corpo diventa primario ed è in questo clima che il chirurgo Vesalio pretende di toccare gli organi dell'uomo attraverso la dissezione. Ecco quindi la ragione di Cartesio e dei cartesiani da applicare allo studio della natura del corpo umano inteso come macchina. Gassendi che riabilita Epicuro; Meslier, il primo materialista ateo; La Mettrie, il medico materialista; il marchese de Sade.

La terza parte, invece, si sofferma sul '700 e sulla curiosità, sulla depravazione e sulla degenerazione che si ha per gli animali che devono essere paragonati all'uomo. Poi Rousseau, il platonico con i suoi passi indietro rispetto alle conquiste filosofiche raggiunte; l'abate Grégoire, Condorcert e Robespierre, tutti vicini al pensiero del ginevrino che propongono un'eugenetica dello spirito, un'idea di nuovo uomo (che tanto sarà apprezzato dai regimi totalitari del Novecento). Kant, che riabilita la metafisica dopo averla criticata, che in questo excursus cronologico è definito reazionario. Freud, non uno scienziato ma un metafisico e occultista; Deleuze, oscuro e platonico come tutti gli strutturalisti che mettono da parte il reale sostituendolo con il linguaggio; Foucault, per cui le parole sono le cose e quest'ultime si riducono a realtà semantiche. 

Infine c'è spazio per alcune considerazioni su Elon Musk e sui suoi progetti transumanisti in cui l'uomo è destinato a riconoscersi nella sua identità digitale.


Un libro intenso, polemico e perciò non per tutti; sicuramente più interessante per chi si avvicina per la prima volta a Onfray e al suo pensiero antimetafisico.

21 giu 2024

Le orecchie lunghe di Alessandro Magno – Federicomaria Muccioli (Saggio – 2021)

“Se dunque Demetrio del Falero agiva con leggi funebri e suntuarie, regolamentando il lusso dei banchetti e controllando, attraverso appositi funzionari, il decoro delle donne ateniesi, d'altro canto vi era tutta una tradizione ostile nata già nel IV-III secolo e rifluita in età imperiale in Ateneo e in Diogene Laerzio. Duride, in particolare, riferisce che, a fronte di entrate annue di milleduecento talenti, il Peripatetico spendeva assai poco per i soldati e per l'amministrazione civica. Tutto il resto era riservato a festini e a mense piene di convitati, con banchetti che superavano per spese quelli dei Macedoni e per sfarzo quelli di Cipro e della Fenicia”.


Dopo la morte di Alessandro Magno, le ironie, le satire, le adulazioni, le critiche al potere monocratico sono fiorite come non mai. Il volume si propone di raccoglierle e di riportarle in capitoli che trattano nello specifico di singoli personaggi. Così incontriamo, tra gli altri, lo stesso Alessandro Magno che aveva orecchie lunghe come un angelo con le corna, osteggiato soprattutto dalla tradizione giudaica; leggiamo di Demetrio del Falero l’erotomane che meraviglia il suo popolo con un’automa a forma di chiocciola semovente che emetteva saliva; o di Antioco IV definito demente soprattutto dal mondo ebraico; per arrivare alla famigerata e fatale Cleopatra (VII). 

Sebbene sia interessante l’idea di raccogliere le adulazioni e le critiche verso i sovrani ellenistici, il testo si presenta colmo di inutile retorica che non ha nulla di strutturale e piacevole. Lettura pesante e noiosa...

Storia greca – Marco Bettalli, Anna Lucia D’Agata, Anna Magnetto (Saggio – 2023)

“In effetti, non diversamente da tante altre partizioni nate per necessità didattiche in ambito universitario (storia medievale, moderna, contemporanea), anche quella che chiamiamo storia greca è un prodotto culturale e i limiti che le sono imposti sono frutto di convenzioni”.


Manuale di storia greca ben strutturato, con un bel paratesto (ottimo per studiare). Strumento necessario e riuscito per avvicinarsi alla storia greca dalle origini (anche preistoriche) fino alla sua perdita dell’autonomia dopo lo scontro con Roma. Con un linguaggio chiaro, ma allo stesso tempo scientifico, la lettura è semplice ed equilibrata. Un testo riuscito e appassionante, di sicuro necessario a chi si vuole avvicinare alla storia greca, tanto lontana quanto affascinante.

17 giu 2024

Viaggio intorno alla mia camera - Xavier de Maistre (Romanzo - 1794)

"Degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio, noi cammineremo a piccole giornate, ridendo lungo il cammino dei viaggiatori che hanno visto Roma e Parigi. Nessun ostacolo potrà fermarci e, abbandonandoci con gioia alla nostra immaginazione, noi la seguiremo ovunque le piacerà di condurci".


Nei 42 giorni rinchiuso agli arresti domiciliari per un duello nella sua camera, l'autore si muove nella stanza insieme alla sua poltrona. Vi indaga con l’occhio dello scienziato ogni oggetto, ogni metro quadro; tutto è motivo di ricordi, strumento per conoscere e per divagare. I fiori secchi, i dipinti, lo specchio incorniciato amato dalle signore che vanno a trovarlo in visita, il letto come la culla e il sepolcro degli uomini, la cagnolina Rosine, il servo Jonnetti, la sua stessa poltrona che quando ci si accomoda è capace di sconfiggere la noia, ogni cosa diventa esperienza. Persino de Maistre si riconosce diverso, si sdoppia da un lato nell’anima e dall'altro nel corpo, nella bestia.

È un'esperienza di viaggio quella raccontata in queste pagine. Parole che raramente si abbandonano alla malinconia e quando ciò accade la fede religiosa dà speranza al povero rinchiuso. 

Ironico, introspettivo, vicino alla memorialistica settecentesca e anticipatore della fantasia romantica, il capolavoro di Xavier de Maistre è un invito alla ricerca del bello nelle piccole cose, nella memoria. Un romanzo potenzialmente grandioso, ma povero di profondità; senza pretese.

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