Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

29 gen 2025

Il tempo della contraddizione – Gennaro Imbriano (Saggio – 2019)

“Quella marxiana è cioè una critica progressiva della modernità, in quanto ne assume pienamente le lacerazioni per ricomporle. Al contrario, la sovrapposizione heideggeriana negli scritti giovanili di estraniazione e oggettivazione, cioè l'idea che la deiezione sia in quanto tale dovuta al rapporto stesso con l'oggetto, ma anche la subordinazione, nel Brief, del fenomeno marxiano dell'alienazione alla sottrazione ontologica, ha come effetto immediato quello di disconoscere le cause reali dell'alienazione, di disconnettere la critica dell'alienazione dalla critica sociale, e, con ciò, di considerare illusoria la possibilità della sua ricomposizione”.


In questo saggio accademico, dal sottotitolo “Storia, lavoro e soggettività in Marx e Heidegger”, i due grandi filosofi sono messi a confronto, partendo proprio dal bisogno di Heidegger di trovare un dialogo produttivo con il marxismo. Un dialogo, però, interrotto, anzi quasi mai intrapreso, perché, come sostiene l’autore del saggio, i due filosofi sono troppo distanti tra loro. È vero, esistono molti aspetti nel loro pensiero sulla modernità che potrebbero avvicinarli, ma è pur vero che già nelle premesse (e nelle soluzioni alle contraddizioni del tempo presente) i due filosofi appaiono inconciliabili. Un confronto sarebbe possibile e convergente solo se, nel loro pensiero, si osserva la modernità sotto la luce della contraddizione. La modernità, per Marx e Heidegger, è, infatti, tempo di crisi; è determinata da una struttura dinamica e si caratterizza con la tecnica, il motore che spinge verso antinomie e incongruenze.

La prospettiva marxista è logica conseguenza della dialettica hegeliana (sebbene ribaltata) e il presente, l’epoca del capitale che ha prodotto l'alienazione dell’operaio, ha necessariamente una soluzione che trova una sintesi nella rivoluzione comunista. La contraddizione è immanente all’epoca presente, all’epoca dell'accumulazione capitalistica, tuttavia con la prassi si può favorire e accelerare la rivoluzione che porterà al comunismo e all'abolizione delle contraddizioni della storia.

Heidegger, invece, non parte da premesse materialistiche, ma ontologiche e studiando la storia dell’essere fino ad oggi, passando per il pensiero nietzschiano, la modernità gli appare come l’epoca del massimo oscuramento dell’essere, della spaesatezza, che non può trovare nessuna soluzione in quanto costitutivo all’essere stesso. Solo quando il nichilismo sarà compiuto e totale (è lo stesso Heidegger che considera Marx un rappresentante di quel nichilismo che ha obliato del tutto l’essere) con l’epoca della tecnica in cui l’essere è diventato uno strumento per accumulare, allora sarà possibile pensare al suo superamento, all’evento (il nazismo antisemita e antisovietico) che potrà riabilitare l’essere e la metafisica. Un evento che è possibilità immanente all’essere stesso in quanto storia.

Due autori, quindi, incompatibili nelle premesse e nelle conclusioni, ma che trovano un approdo comune unicamente nella critica alla contemporaneità. Un libro utile solo per rileggere il pensiero di due filosofi eccezionali e per confrontarsi con un presente perennemente contraddittorio.

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