Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

23 feb 2025

Il nulla per tutti – Emil Mihai Cioran (Lettere - 2024)

"Il Nulla ha inghiottito la mia vita, non faccio più niente, ho smesso di scrivere, sono diventato qualcuno di cui si parla sui giornali e sulle riviste, un simulacro di essere umano. La mia unica consolazione è la musica: ascolto Brahms tutti i giorni, sprofondo ancora di più nella malinconia, un sentimento completamente opposto alla salvezza, poiché esercita la sua minaccia proprio su quelli che si credono salvati. Devo ammettere che la ammiro: com'è possibile che lei non ne sia toccato?"


Uno scrittore instancabile di lettere, ma non di speranze, Emil Cioran, con la sua penna tagliente e rassegnata, scruta la storia e la cultura del Novecento senza concedere sconti. Il verdetto è noto: tutto è precario, tutto è condannato. Un secolo che si crede al culmine della civiltà ma che, agli occhi del filosofo romeno, è solo il teatro della sua disfatta.

Nella corrispondenza con Beckett, Jünger, Marcel, Wiesel, Yourcenar, Zambrano (e non solo), Cioran non smette di aggiornarsi sulle attività editoriali dei suoi interlocutori. Eppure, qui il suo stile muta: niente aforismi fulminanti, niente crudele ironia. Le lettere sono rapide, a volte puramente di cortesia. Allo stesso tempo Cioran, anche nell'epistolario, resta fedele a se stesso: scettico, contraddittorio, inevitabilmente segnato dalla vergogna di esistere. Se il Novecento è la grande illusione del progresso, Cioran ne è il più feroce disilluso. La sua scrittura è una lotta contro la speranza, vista come l'ultima illusione di un'umanità incapace di accettare il nulla. La malinconia non è un difetto dell'anima, ma una lucida consapevolezza della fragilità dell'esistenza. Il filosofo non offre vie di fuga: la sua filosofia non promette salvezza, ma uno sguardo radicale sul vuoto. Eppure, proprio in questa assenza di speranza si cela una strana forma di liberazione. Accettare il nulla significa, paradossalmente, liberarsi dall'ossessione del senso e dalla tirannia delle certezze. La vita, spogliata di significati imposti, diventa un esercizio di pura presenza.

Il suo pensiero non è una semplice negazione, ma un invito a guardare l'abisso con occhi aperti. Non per vincerlo, ma per riconoscerlo come parte di noi. In questo, Cioran è il poeta dell'inutile, il filosofo del disincanto, un maestro di un'esistenza vissuta senza illusioni, ma con una consapevolezza acuta della bellezza effimera del vivere.

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