Le intenzioni dell’opera sadiana sono sempre state filosofico - pedagogiche. E questa storia non è da meno. Infatti le assurde vicende della protagonista, Justine, cominceranno quando avrà appena dodici anni e si consumeranno quando sarà già donna e pronta al supplizio finale... Fino all’ultimo, saranno le sue sventure da ragazza virtuosa che ci accompagneranno, sino a giudicare, o meglio a porci la domanda, sul merito che la sciagurata Justine ripone nei valori e nei doveri religiosi. Per i modi narrativi e le intenzioni del racconto, con le dovute distinzioni, la storia di Justine mi ricorda il "Candido" di Voltaire (1759).
Il racconto in sé è spassoso. Sade dialoga di sovente con il lettore, aumentando e incoraggiando il gusto della riflessione e della lettura. Ciononostante, i continui resoconti delle sevizie e degli abusi, alla lunga, riducono la soglia d'attenzione. Da un punto di vista più filosofico (ma non per questo comprensibile), è interessante notare, invece, l'accostamento tra la virtù e la miseria, e tra il vizio e il lusso. Certo, i continui richiami all'epicureismo non sono, ovviamente, ortodossi. L'edonismo sadiano è più vicino a quello cirenaico, corrotto dall'opportunismo del marchese e dalla sua volontà a giustificare il suo estremismo.
Comunque sia, lo scrittore francese, tanto adorato e tanto odiato dalla storia del pensiero, in sostanza ci pone una domanda di natura morale, ci pone innanzi a una scelta: è preferibile seguire la virtù che ci rende la vita difficile e alla lunga, si sa, non l'avrà mia vinta, oppure è preferibile accodarsi ai dettami naturalissimi del piacere delle passioni e vivere una vita appagante e meno infelice? Perché abbandonarsi alle ingenuità della virtù e non alle intelligenze del vizio?
Con le dovute correzioni epicuree, io, da parte mia, ho già scelto…
Nota: la figura della sorella di Justine, Juliette, che all'inizio del racconto aveva scelto il sentiero del vizio, è abbozzata sommariamente nelle sue vittorie sulla vita. Il suo trionfante personaggio sarà ripreso qualche anno dopo, con qualche variante sul racconto letto, nel romanzo a lei interamente dedicato: "Juliette ovvero le prosperità del vizio".
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