I temi sviscerati sono sempre gli stessi dell'opera bufaliniana: la memoria e quindi la nostalgia verso anni già lontani ma pur sempre presenti negli affilati ricordi; la luce della Sicilia con la sua ferocia e i suoi fotoni luttuosi; il conflitto perenne e personale con Dio; la vacuità dell'esistenza e quindi la morte con la sua bellezza e tragicità; gli amori lontani e defunti; gli amici scomparsi come ombre nella notte; la guerra sterminatrice e insieme sogno di gioventù e momento di conoscenza; la vecchiaia; la sensualità della carne.
Vista e olfatto i sensi più delineati quali veicoli per ricreare immagini e sensazioni. E attraverso queste immagini si avverte la natura intima, emanata dalla memoria, dei versi bufaliniani. Questi, malgrado le esperienze private, s’imbacuccano di un che meno personalistico e più totalizzante, più universale appunto. Non ci sono presunzioni però nei versi del professore, se non dirette a se stesso (anche se la pubblicazione è espressione, contraddittoria ma giustificabile, di volontà e di pretesa universalizzante).
La sezione "Senilia" recupera, tra le altre, alcune poesie già contenute ne "Il Guerrin Meschino". In queste si nota una particolarità: si ha l'impressione di leggere una poesia solo dal paratesto. I versi, infatti, scorrono e si leggono allo stesso modo in cui si leggono le pagine narrative dello scrittore comisano. Mi piacciono...
In generale alcune poesie sono decadenti e quasi funeree, altre sono pessimiste e scettiche; mi vengono in mente Baudelaire e Leopardi...
Prevalgono i versi sciolti, ma non mancano giochi metrici da professore come settenari e novenari per lo più a rima alternata.
P.s.
"L'amaro miele" resta pur sempre un libro di poesie...
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