L'esistenza, dunque, con tutte le sue sfumature, è al centro di questo capolavoro filosofico e letterario. Questo concetto, dietro cui s’identifica l'uomo e la sua natura, è vivisezionato con freddezza disincantata e terrificante. Ogni suo aspetto, dalla nascita alla morte, dalle passioni agli incontri con altre esistenze, è scomposto e destrutturato al fine di rendere la totalità, l'uomo, un niente nell'universo. Già il titolo annuncia la soluzione al malcontento sommo dell'autore. Accodandosi a una tradizione antica, l'antidoto alla miseria della vita sarebbe stato nel preferire al nascere il non nascere, al vivere il morire, alla consapevolezza l'ignoranza. Il pessimismo rivelato è talmente massimo che porta all'immobilismo, a una forma di pirronismo etico, oggi, inattuale e fuori moda. Un libro quindi contro il più potente dei sensi comuni, contro l'oppiaceo valore supremo della vita.
Dietro tutto ciò si avverte un forte richiamo nietzschiano all'insegnamento buddhista sulla vita come dolore, da contrapporre a quello cristiano di speranza e illusione.
Molti aforismi sono belli da leggere perché prendono spunto da momenti quotidiani e intimi del filosofo. Istanti che folgorano, intuizioni che s'impressionano nelle pietre. Alcuni invece, ma pochissimi, seppur nella loro tragicità, sono ironici e stordiscono per la loro esiguità.
Un libro stupendo, un libro fuori tempo che molti non possono leggere e apprezzare. Un libro per chi nella vita, in estrema sintesi, vede e scova solo insensatezza e vacuità.
"Non conosco nessuno più inutile e più inutilizzabile di me. È questo un dato che dovrei accettare in tutta semplicità, senza trarne la minima fierezza. Finché non sarà così, la coscienza della mia inutilità non mi servirà a niente." lo leggerò presto. :)
RispondiEliminaGrazie per la visita! :)
RispondiElimina