L'autore, pittore e critico polacco, deportato nel gulag sovietico di Grjazovec, nel 1941 decide di tenere una conferenza su Proust ai suoi compagni di prigionia. Senza libri, senza fonti se non la propria memoria, Czapski comunque decide clandestinamente di avventurarsi nell'analisi dell'opera proustiana, per renderla il più vicino possibile ai suoi disperati compagni. Per farlo il polacco accosta più volte il romanzo francese a quelli della letteratura russa, specialmente ai capolavori di Tolstoj. Il tono è perciò antiaccademico, chiaro, lineare e in quel contesto di sofferenza Proust diventa rivoluzionario contro la bestializzazione dell'uomo, la disumanizzazione nei lavori forzati dei condannati. Quasi come un'intermittenza del cuore, l'analisi di Czapski è intuitiva, intelligente e profonda. Anatomizza il contesto letterario e artistico in cui visse il parigino, la sua biografia, la sua visione filosofica, il suo stile, i temi principali della Recherche, i suoi protagonisti.
È una commovente raccolta di ricordi, un aiuto per sopravvivere contro lo sconforto e la morte del gulag; è la prova che un libro, un autore, la letteratura, la bellezza possono salvare davvero il mondo.
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