Nietzsche, filologo passato alla filosofia, ispirato dalla civiltà greca antica, sin dalla sua prima opera ha trovato specialmente in Dioniso una figura determinante sia per la sua costruzione filosofica e sia per la sua fase distruttiva del pensiero moderno. Dioniso è quindi allegoria, impulso che diventa fondamento dell'esistere, del dire di sì alla vita, del divenire, dell'affermazione della volontà di potenza, contro tutte quelle millenarie menzogne che, da Socrate in poi, hanno edificato la civiltà moderna.
Otto, anche lui filologo sui generis, anche lui ispirato dai greci, anche lui critico verso la soggettività e l'individualismo moderno, si colloca però in una prospettiva ermeneutica diametralmente opposta a quella del filosofo di Röcken. Suo presupposto fondamentale diventa la religione e l'idea secondo cui gli dei sono, sono sostanza, in una teofania che abbraccia gli dei e gli uomini, in una stretta che li afferra vicendevolmente e li fonde con il mondo, con la natura. Uomo e mondo discenderebbero dalla stessa manifestazione divina, la realtà più reale entro cui tutto organicisticamente si colloca. La cultura di un popolo, quindi, si coglie dalla sua esperienza del divino; e la religione greca, con il suo politeismo, è quella in cui la teofania si è rivelata in modo sublime.
L'autore, ricercatore di Estetica, nel mostrare dapprima come la figura di Dioniso in Nietzsche si sia evoluta e trasformata (da schopenhaueriana ipotesi metafisica a carne), pone il filosofo tedesco dentro una cornice romantica e moderna che occorre distruggere. In un secondo momento, Cattaneo confronta il pensiero di Walter F. Otto con quello di Nietzsche sempre sul terreno della civiltà greca, sul terreno del mito, su quello della verità e della bellezza. Descritti gli approcci molto simili tra i due particolarissimi filologi, l'attenzione poi si sposta soprattutto nel rimarcare le profonde differenze. Se Nietzsche è il filosofo antimetafisico che guarda alla volontà, la stessa che ritrova nelle tragedie attiche, che grazie ad essa supera il pessimismo con consapevolezza e con vero disprezzo verso le menzogne che da Socrate, passando per il cristianesimo, sono ancora fertili nella cultura occidentale, Otto è il filosofo della sostanzialità degli dei, dell'immanente, un mistico sui generis, che trova nella cultura occidentale, della trascendenza giudaico-cristiana e delle scienze moderne, quelle ragioni soggettivistiche che sorgono dal momento in cui l'uomo si fa volontà e si distacca sempre più dalla natura e quindi dal divino che in essa si colloca. Una cultura in cui lo stesso Nietzsche con la sua volontà di potenza diventa protagonista e che deve essere superato da un ritorno alla sostanzialità degli dei e al riconoscimento della bellezza della forma intrinseca nella natura stessa.
Un libro accademico, di attenta analisi, ma anche di efficace sintesi. Un modo per approfondire ancora l’opera di Nietzsche e per conoscere il pensiero, se pur poco originale, di un nuovo e quasi sconosciuto intellettuale.
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