Il barone Vienney, poi divenuto barone di Trémont sotto Napoleone, amante della musica, mecenate e fine cultore delle belle arti, ebbe modo di incontrare Beethoven più volte a Vienna. Ebbe anche la fortuna di conoscere i più grandi musicisti romantici come Chopin, Liszt, Cherubini, Berlioz, eppure l’affetto che lo legò al compositore tedesco rimase indelebile, e le sue parole lo dimostrano. Nel 1809, con l'occupazione di Vienna da parte delle truppe napoleoniche, avvenne il primo incontro tra i due. Un incontro non programmato, ma cercato dal barone francese che, stranamente, fu accolto amichevolmente dal burbero Beethoven. Sin da subito il genio della musica ebbe una forte curiosità nei confronti di Vienney, tanto che i due si videro altre volte, divennero amici e progettarono persino un viaggio, poi mai concluso, a Parigi.
Le pagine sono cariche di ammirazione; il ritratto che emerge è emozionante; tuttavia il resoconto del barone è celebre soprattutto per la descrizione del disordine in casa di Beethoven, per quel vaso da notte non vuotato, dimenticato sotto il pianoforte, il giorno della sua prima visita. Vienney ci lascia anche una descrizione dell'aspetto e dell'umore (lo sappiamo: un orso) di Beethoven, ma ci lascia anche l’emozione e la sua forte fierezza dopo l'incontro con il genio della musica.
Il ricordo si conclude con una breve biografia di Beethoven che nulla aggiunge a quanto si sappia, ma che dimostra ancora una volta quanta riverenza ci sia nelle parole del diplomatico francese nei confronti del sublime compositore.
Insomma, una piccola chicca per i cultori della straordinaria musica di Beethoven.
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