Dal saggio, viene fuori dunque la rappresentazione della filosofia pessimista di Lovecraft, sprovvista di qualsiasi sbocco verso un attimo di positività. Solo l'immaginazione, e quindi il suo velleitario ordinamento per mezzo della scrittura, può sollevarlo dal nulla a cui pensa sia destinata la sua vita e quella dell'intero universo. Ecco che si spiega il sottotitolo del testo: "contro il mondo, contro la vita”. E infatti l'autore francese dà rilievo a un aspetto delicato della figura di Lovecraft: il profondo sdegno verso chi non aveva le sue stesse origini, un’intolleranza tanto estrema da portarlo a immaginare nelle sue storie l'annientamento dell'uomo da parte di mostruose civiltà aliene superiori. Ecco perché il profondo razzismo, l’odio verso il mondo, verso il non senso delle cose, del denaro, del sesso, della vita in tutte le sue sfaccettature.
Grandissimo neo di questa monografia è l'assenza di note e di riferimenti bibliografici. Sarà scritto come se fosse un romanzo, come confessa lo stesso autore, ma resta pur sempre un saggio con tanto di citazioni e riferimenti; grave peccato.
Testo rapsodico, comandato dalla passione e dall'istinto dello scrittore francese. Manca lo spessore della ricerca di approfondimento.
Il volume si chiude con una postfazione di Stephen King. Il breve articolo, rapsodico anch'esso, se ne critica acutamente alcune affermazioni, sostiene le tesi di fondo del saggio di Houellebecq: Lovecraft è uno dei più grandi scrittori americano del XX secolo; Lovecraft, e la letteratura horror e del soprannaturale, affermano un assordante rifiuto della realtà e della vita.
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