Arrivammo a Fontamara verso mezzanotte, in quali condizioni vi lascio immaginare. Alle tre del mattino eravamo nuovamente in piedi per andare al campo perché era cominciata la mietitura"
Fontamara diventa il mondo dei contadini; è il simbolo di un'Italia rurale che ormai non esiste più. Ciononostante il carattere dell'ingiustizia, in un modo o in un altro, è attuale e ciò fa dell’opera un romanzo moderno. Siamo di fronte al superamento della condizione del mito dell'ostrica verghiana. Il presupposto iniziale dei 'cafoni' è identico a quello della famiglia Malavoglia, poi però l'avvento di Berardo installa nelle menti dei deboli il germe della ribellione e la speranza che un giorno non molto lontano possa essere migliore.
Scritto in prima persona, l'io narrante si divide addirittura in tre personaggi diversi: da un lato una donna, e la sua prospettiva sottolinea come tra gli stessi ultimi ci sia chi lo è maggiormente; dall'altro il marito, amico di Berardo, che assiste agli eventi quasi rassegnato e simile a un uccello marino sperduto su una città lontana dal mare; e dall'altro ancora il figlio di questi, il giovane che erediterà una coscienza più matura e che potrebbe completare la metamorfosi verso la pienezza della dignità. Stile godibile, le microstorie che descrivono il carattere dei Fontamaresi sono spesso ironiche e rilevano la semplicità di uomini che da sempre sono stati schiavi della loro condizione, piegati dal peso della Storia. Tuttavia i continui richiami ai problemi della terra (e dell’acqua) sfibrano il lettore e le pagine si allungano e si appesantiscono.
A tratti noioso, a tratti pateticamente cristiano nelle intenzioni morali, resta comunque un classico da leggere e da condividere nello spirito di rivolta contro le ingiustizie.
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