Nei 42 giorni rinchiuso agli arresti domiciliari per un duello nella sua camera, l'autore si muove nella stanza insieme alla sua poltrona. Vi indaga con l’occhio dello scienziato ogni oggetto, ogni metro quadro; tutto è motivo di ricordi, strumento per conoscere e per divagare. I fiori secchi, i dipinti, lo specchio incorniciato amato dalle signore che vanno a trovarlo in visita, il letto come la culla e il sepolcro degli uomini, la cagnolina Rosine, il servo Jonnetti, la sua stessa poltrona che quando ci si accomoda è capace di sconfiggere la noia, ogni cosa diventa esperienza. Persino de Maistre si riconosce diverso, si sdoppia da un lato nell’anima e dall'altro nel corpo, nella bestia.
È un'esperienza di viaggio quella raccontata in queste pagine. Parole che raramente si abbandonano alla malinconia e quando ciò accade la fede religiosa dà speranza al povero rinchiuso.
Ironico, introspettivo, vicino alla memorialistica settecentesca e anticipatore della fantasia romantica, il capolavoro di Xavier de Maistre è un invito alla ricerca del bello nelle piccole cose, nella memoria. Un romanzo potenzialmente grandioso, ma povero di profondità; senza pretese.
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