1915, Friuli, Alpi Carniche sul fronte del Pal Piccolo. Alcune ragazze, ogni notte, con indosso gli scarpetz ai piedi, salgono silenziose al fronte per portare armi, cibo, medicinali, biancheria ai soldati italiani in trincea. E quando tornano capita che portino con loro anche le barelle con i corpi dei morti. Sono forti quelle donne, resistono alla fatica, al dolore, al freddo e alla sensazione di morte che le accompagna. Sono dei soldati, insomma. La protagonista, Agata Primus, racconta la sua storia e non può non condividerla con quella delle sue compagne. Sono donne e ragazze come i fiori di roccia, le delicate seppur forti e resistenti stelle alpine, e allo stesso tempo sono piene di speranze e di sogni. Accettano il sacrificio, accettano di affrontare il pericolo, accettano l'idea dell'oblio...
Nel romanzo spiccano l'amicizia tra Agata e il comandante Colman (tra le pieghe del racconto c'è la premessa a una storia d'amore, un amore timido però, mai esploso), il ferimento di un giovane cecchino austriaco da parte della ragazza e le pericolose cure clandestine, la morte eroica dello stesso comandante. È una storia senza un vero e proprio climax, tutto sembra sospeso, lineare, quasi rassegnato. Il romanzo però ha il merito straordinario di ricordare le portatrici Carniche, la loro storia passata in secondo piano se non addirittura sconosciuta.
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