Pensato per il grande schermo da uno scrittore imbevuto di letteratura e di cinema, la sceneggiatura dimostra, ancora una volta, quanta profonda fosse la passione e la conoscenza del linguaggio cinematografico di Gesualdo Bufalino. Il progetto di sceneggiatura per un film sulla famiglia Florio, e in particolare su Franca Florio, fu commissionato dal produttore americano Edward R. Pressman. Qui, al centro di tutto, c'è lei, Franca Florio. Donna bellissima ed estremamente elegante, moglie di Ignazio Florio, ai vertici della mondanità europea, ha vissuto dolorosi eventi come la morte precoce dei figli, il tracollo economico della famiglia e la decadenza fisica vissuta in un mondo, in una società, non più interessata al suo nome. Nelle parole dello scrittore comisano, la sua figura si anima in uno scenario storico, e intorno a lei la Sicilia è evocata, come per magia, in un gioco di specchi in cui Franca è la Sicilia e l'isola è la stessa donna.
La prima scena è nel 1929. Franca Florio è vicina ai 60 anni e la cinepresa insiste sulla desolazione del salone che viene sgomberato da un operaio. Poi, con un flashback, ci troviamo catapultati nel 1883, quando i Florio erano la luce di Palermo e Franca era solo una bambina. Immaginando montaggi raffinati, Bufalino proietta subito dopo la scena a qualche anno dopo, nel 1891. Franca e Ignazio Florio, in pagine raffinate e nostalgiche, si innamorano, ballano insieme, si sposano. Ecco, tra analessi e prolessi, gli incontri di affare di Ignazio; la nascita della prima figlia; quella di Ignazio III; la visita a Villa Palagonia con D'Annunzio ed Eleonora Duse; i tradimenti di lui; l'amore e insieme le ripicche di lei; la morte della primogenita; la successiva morte dell'unico figlio maschio. Sono i decenni d'oro della Belle epoque siciliana, gli anni in cui a Palermo arrivano Lina Cavalieri, Oscar Wilde, in cui Vincenzo Florio (cognato di Franca) organizza la targa Florio, la corsa automobilistica famosa in tutto il mondo. Così si chiude il primo tempo.
Il secondo tempo inizia ed è il 1904. Franca non è più la stessa. Seguono gli anni dei ricatti mafiosi, dell'arrivo del poliziotto italo-americano Joe Petrosino e del suo assassinio, del terremoto di Messina, delle sfortune finanziarie di Ignazio, dei continui tradimenti, della decadenza e del ritorno alla prima scena velata di nostalgia nel salone desolato.
In queste pagine ci sono malinconia, memoria, corteggiamento, amore; i temi tanto cari allo scrittore comisano. E il rammarico per il lettore bufaliniano, come anche per il critico Massimo Onofri che introduce il volume, è che Bufalino non ne abbia scritto un romanzo, anticipandone, e forse così evitandone, altri...
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