Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

14 ott 2019

Monsieur Proust - Céleste Albaret (Saggio - 1973)

"Lo rivedo a letto, con la piccola luce verde sulle pagine che scriveva o correggeva, mentre i maglioni gli si ammucchiavano dietro la schiena via via che scivolavano giù, e lui mi chiedeva di dargliene un altro per gettarselo sulle spalle. E non un lamento, niente".


Céleste Albaret è stata la domestica di Marcel Proust dal 1913 al 1922; gli ultimi della vita dell'immenso scrittore. Solo cinquant'anni dopo la morte di Proust, dopo che diverse menzogne sono state dette sulla sua vita, Céleste si è decisa a raccontare la sua versione dei fatti allo scrittore e traduttore letterario Georges Belmont. E così ci regala una storia straordinaria, in cui è celebrata la stanchezza che via via ha esaurito il corpo dell'autore della Recherche, ma allo stesso tempo la volontà tenace di ultimare la sua opera, il libro di una vita.
Scrivere, per Proust, è stata una ragione esistenziale. Quegli ultimi anni (o forse tutta una vita) li ha dedicati unicamente alla stesura della sua opera. Un'ossessione, splendida e atroce assieme. Ogni cosa doveva servire al suo libro: dalle confidenze a Céleste, alle uscite notturne, ai ricordi rivissuti, agli incontri con gli amici, tutto ruotava attorno al romanzo. La ricerca dei dettagli, il ritratto dei suoi personaggi si definiscono nella vita reale e poi si tramutano in quella letteraria.
Ma in questo bellissimo ed emozionante ricordo, sono raccontate soprattutto le abitudini dello scrittore, la monotonia dei suoi ritmi, l'ossessione per il silenzio. Ogni fastidio doveva essere evitato e non era facile relazionarsi con lui, malgrado la sua estrema gentilezza e dolcezza. È stato così anche per la giovanissima Céleste che però, con il passare del tempo, è riuscita a diventare la confidente e sincera amica di un uomo raffinatissimo, fragile e geniale allo stesso tempo. La malattia, le ossessioni, la reclusione, la dedizione assoluta nei confronti della sua opera: Céleste richiama tutti questi temi, non vuole infatti fare alcun torto alla memoria di Proust e racconta ogni cosa con la genuinità e la semplicità di chi è veramente affezionato.
Naturalmente affiora anche la grandezza di una donna, Céleste appunto, che con gli occhi di una ragazza ingenua e inesperta ha ben compreso la nobiltà di Proust, il suo senso. Ed è per questo che si è dedicata a lui anima e corpo, divenendo indispensabile, accompagnandolo in quel lungo viaggio che l'ha portato a mettere la parola fine al suo incommensurabile capolavoro.
Struggente il capitolo sulla morte, da rileggere ancora una volta con le lacrime agli occhi.

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