Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

2 dic 2018

Una giovinezza inventata – Lalla Romano (Romanzo – 1979)

"Per me il fascismo era un adolescente dalle mani fredde.
Camminava sghembo, a lunghe falcate, in margine ai portici di via Po, mi sorpassava, riappariva dall'altro lato, lanciando lunghe occhiate traverse. Io camminavo chiusa in me, tra lo sgomento e la compassione. Non che avessi paura perché Nino era fascista, ma perché lo sentivo disperato, persecutorio".

Ambientato negli anni Venti del secolo scorso, in una Torino malinconica e struggente, Lalla, giovane studentessa borghese, si iscrive alla facoltà di Lettere e presto avverte il desiderio di approfondire il suo talento per la pittura. Frequenta il maestro naturalista Giovanni Guarlotti e poi la scuola di Felice Caserati. In questo modo, attraverso la passione per l’arte, Lalla scopre la sua essenza e la sua educazione sentimentale. Spaesata, piena di interrogativi e turbamenti (ricorda Musil, oltre che Flaubert), l'autrice ci lascia un ritratto di sé (e della giovinezza) drammatico, attorcigliato, poetico anche, oscillante tra pensieri bui e disperati. Racconta i suoi primi rapporti di amicizia con le altre studentesse, i primi confronti con l’altro sesso, le prime segnanti delusioni d'amore che la portano alla disillusione e alla maturità. È un personaggio che sembra sperduto, che sente però il sogno di realizzarsi. Gli incontri, gli stimoli intellettuali diventano motivo di crescita. Una crescita che non è lineare nel racconto. Ogni episodio, infatti, sembra slegato dagli altri. Leggiamo di una ragazza che sincopaticamente alterna amicizie femminili a quelle maschili, docenti di Lettere a quelli di Filosofia, maestri di pittura ad altri. 
È un malinconico romanzo di formazione, insomma, autobiografico, in cui l’autrice racconta la sua passione per la bellezza, ma anche le sue paure miste alle dolcezza della giovinezza. Una giovinezza che ci consegna alla vita, a un percorso irrimediabilmente infelice. 
Con uno stile sorprendentemente asciutto, scevro da qualsiasi slancio poetico, è un libro autentico, inventato dalla memoria però, in cui la fantasia è invenzione della verità stessa. E la giovinezza diventa vera proprio perché proustianamente ritrovata.

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