"In particolare in Valtrebbia il comando nazifascista impegnò un battaglione italiano di alpini che occupò Perino, verso la metà di luglio, ma le azioni dei partigiani che scendevano da Bobbio disturbavano continuamente le operazioni. E fu in questo scenario, tutt'altro che tranquillo, che il Ballonaio portò a segno tre azioni fra le più clamorose compiute dai partigiani piacentini: il rapimento del federale Maccagni, il colpo degli ottocento fucili e quello della caserma Sant'Anna di Piacenza".
Giovanni Lazzetti, detto il Ballonaio (perché da bambino vendeva palloncini al banco dei giocattoli del padre nel mercato di Castel San Giovanni), è una figura mitica nel panorama partigiano piacentino, e non solo. E nonostante le ombre, frutto di misteri, di intrighi e finanche di invidie tra compagni, il suo mito ancora oggi sopravvive. Il volume, che raccoglie documenti e testimonianze orali, cerca di mostrare tali ombre (ma anche e soprattutto le luci) raccontando le avventure e le disavventure di un uomo dal carattere eroico e megalomane allo stesso tempo.
Turbolento capo di una banda di ladri di frutta, Giovanni vive un'infanzia scanzonata che mostra già il suo spirito avventuriero. Arruolato in Marina negli anni della guerra, fino all'8 settembre il Ballonaio dimostra il suo carattere poco incline agli ordini e alla disciplina, e non poteva essere altrimenti. Dopo quella fatidica data, il giovane Lazzetti fa parte della banda Piccoli, uno dei primi nuclei partigiani piacentini e, contemporaneamente, si arruola nella fascista Compagnia della Morte (al solo scopo di beffare i repubblichini). Il corso degli eventi lo porta tra i ranghi di Giustizia e Libertà dove sarà protagonista di esaltanti e spericolate azioni come il rapimento del federale Maccagni, il colpo fragoroso degli ottocento fucili e subito dopo quello fortunoso della caserma Sant'Anna di Piacenza, azioni che gli permisero di diventare probabilmente vicecomandante e quindi il vice di Fausto Cossu. Il volume continua a ricordare le successive e innumerevoli imprese del Ballonaio: quindi leggiamo dell'agguato al convoglio di Castelvetro in cui si mosse insieme al Valoroso; la costituzione della volante autonoma Audaci Ballonaio, prima e unica volante autonoma all'interno di Giustizia e Libertà; la beffa giocata ai nazifascisti nel novembre del '44, forse la più importante della storia della Resistenza (che mise in ridicolo addirittura il maresciallo Graziani e il generale delle SS Wolff, ma che costò a Lazzetti l'accusa di tradimento da parte dei suoi stessi amici); il grande rastrellamento che annientò l'intera Giustizia e Libertà; il tradimento da parte di una spia, la cattura, il processo farsa e la fucilazione alla schiena.
Durante la lettura, soprattutto quando si giunge alla morte del Ballonaio e ai successivi commenti da parte dei suoi amici, non possiamo non vederlo all'interno di un dualismo in cui spavalderia ed esibizionismo si mescolano a eroismo e moralità. Eppure in questa esplosiva miscela umana occorre sempre tenere a mente il fine ultimo delle missioni di Giovanni Lazzetti: la ricerca della libertà.
Un ricordo dunque, su un uomo di avventura, vanitoso quasi al punto di far storcere il naso; un racconto che invita alla riflessione su un periodo, quello della Resistenza, in particolare quella piacentina, che non dovrebbe essere dimenticato né sottovalutato.
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