“E prima che Swann avesse il tempo di capire e di dirsi: ‘È la piccola frase della sonata di Vinteuil, non devo ascoltarla’ tutti i ricordi del tempo in cui Odette era innamorata di lui, e che era riuscito a non vedere fino a quel giorno tenendoli chiusi nella profondità del suo essere, ingannati da quel brusco raggio del tempo d'amore che credettero ritornato, si erano risvegliati e, in un battito d'ali, erano risaliti a cantargli perdutamente, senza pietà per il suo sfortunato presente, i motivi dimenticati della felicità”.
Il primo capitolo di quell'unico e straordinario romanzo che è Alla ricerca del tempo perduto, con il suo valore introduttivo, ci catapulta in un mondo di ricordi e di emozioni dal valore assoluto. Suddiviso in tre parti, ‘Combray’,’Un amore di Swann’ e ‘Nomi di paesi: il nome’, nelle pagine del romanzo lo stile e la profondità vanno a braccetto; raffinatissimi, sublimi. Lasciano un senso di frustrazione, di incantamento e allo stesso tempo di dolcezza. E allora le immagini descritte durante un'intermittenza delle emozioni, del cuore come direbbe l'autore, brillano di luce abbagliante.
Così, nella prima parte, mentre il narratore, giovane protagonista, si rigira tra le lenzuola, involontariamente i ricordi magici della sua infanzia nel villaggio di Combray riemergono con un velo di malinconia; quindi il ricordo della mamma e del suo bacio della buonanotte, delle sue letture, della nonna, della zia, degli abitanti del villaggio, dei signori Swann, del loro parco. La rievocazione di questi ricordi è il pretesto per narrare la storia della sua famiglia, per raccontare delle passeggiate con Swann dalla parte di Méséglise, verso le proprietà dei Guermantes e il desiderio di poter partecipare a una festa insieme alla duchessa. Pagine straordinarie come le descrizioni dedicate agli odori e la parte in cui il narratore osserva due donne avere un rapporto d'amore misto a sadica necrofilia…
Nella seconda parte, 'Un amore di Swann', romanzo nel romanzo, il racconto si fa più dinamico. Leggiamo, con un flashback rispetto alla narrazione della prima parte, la passione straziante di Charles Swann per Odette de Crécy. Più che una storia d’amore, è la storia di una malattia, di un’ossessione: Odette, approfittatrice, viziata, disponibile verso altri uomini, fa innamorare l’elegante e sensibile Charles tanto da convincerlo, dopo tormenti e ombre, a sposarla. L'amore quindi è straziato, sofferente, in cui la gelosia domina sulle altre passioni. In tutto ciò è prezioso anche il racconto dell'antipatia reciproca tra Swann e Madame Verdurin, l'aristocratica amica di Odette, per sottolineare il contesto snobistico in cui i personaggi sono calati.
Dopo la parentesi della storia d'amore di Swann e Odette, nella terza e ultima parte, 'Nomi di paesi: il nome', il racconto riprende con i viaggi mentali che il giovane narratore sogna. Leggendo gli orari dei treni, l’immaginazione si sposta a Balbec, a Firenze, a Venezia e in altre innumerevoli città dai colori e dai paesaggi che il narratore, incantato, fantastica e brama. Ma, impossibilitato a viaggiare, il racconto si sposta in quei pomeriggi agli Champs-Elysées dove i battiti del cuore del protagonista accelerano: è qui che conoscerà Gilberte Swann, figlia di Charles e Odette, e se ne innamorerà.
A parte gli snervanti pettegolezzi riferiti dai protagonisti snob, siamo dinanzi a uno di quei libri dal valore universale. La grandezza di riflessione di Proust, indiscussa, si mostra in tutto il suo spessore soprattutto quando si sofferma ad analizzare i rapporti tra gli uomini e le loro diverse sensibilità. E quanta delicata dolcezza nei suoi sentimenti…
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