Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

11 apr 2010

Amleto - William Shakespeare (Teatro - 1660-01)

"Da tempo - ma perché non so - ho perso tutta la mia gaiezza, ho tralasciato ogni esercizio consueto; e il mio umore è così depresso, che questa vaga struttura, la terra, mi sembra uno sterile promontorio; questo padiglione fulgido, l'aria, guardate, con il bel firmamento sovrastante, soffitto adorno di fuochi d'oro, per me non è che un ammasso di vapori pestiferi. Quale capolavoro è l'uomo!"

C'è qualcosa che incute terrore in questa storia; e non credo dipendi dal fatto che sia una tragedia di spettri bramosi, di follie vere e immaginarie, di assassini gelosi, di suicidi d'amore, di vendette disperate, di peccati abominevoli. Deve essere un terrore che deriva da altro, più viscerale, più intimo. E' un terrore, infatti, che non si arresta appena chiuse le pagine del libro, ma che radica dentro, fino alle ossa, e non si può fare a meno di pensarlo, di lasciarlo tormentarci alla stregua di un gemito notturno di gatto. Amleto non è solo un giovane che scopre, dallo spettro del padre, che quest'ultimo è stato assassinato dalla madre e dal fratello dello stesso padre; non è neppure il vendicatore del povero re, l'assassino della madre e del suo amante. Amleto è ciascuno di noi, ciascuno dei nostri conflitti interiori. La volontà del giovane principe di Danimarca, difatti, è ambigua, indecisa, zoppicante. Come la nostra; mai decisa a vincere l'ipocrisia. E' un gioco mirabolante di riflessi tra un estremo e un altro. Frutto di continui ripensamenti, delle modestie del pensiero, Amleto è un uomo moderno, consapevole della sua naturale propensione all'incoerenza. Solo distraendo la ragione, distogliendo lo sguardo dai gesti degli eventi è possibile lasciarsi trasportare pienamente dalla vendetta. Il calcolo, il piano, il puro disegno, a differenza ad esempio di un conte di Montecristo, in questo dramma sono impediti a muoversi. Ogni azione, ogni turbamento, ogni tentennamento è da addossare all'intima religiosità dei personaggi e in modo particolare allo stesso principe. Tabù sessuali, manovre di vendette, suicidi sono operazioni imbevute di senso religioso, che subiscono intimamente il giudizio morale dettato da Dio. Amleto, la sua pazzia (la finta follia per ottundere la ragione), il suo istinto condizionato, la sua tragica vendetta, così risultano specchio di un uomo che si nasconde sotto i macigni dell'ipocrisia di una scommessa che sa per certo che alla fine perderà. Solo chi si spinge fino in fondo nel calcolo, come lo zio-re, è in grado di godere, sebbene solo per poco tempo, di una velleitaria vittoria. Gli altri, afflitti da morali vincolanti, non avranno nemmeno un attimo di pace e di piacere.

Domanda: ma il nuovo temutissimo re e la fedifraga regina madre non sembrano egregi prototipi machiavellici? E se sì, quali erano, se c'erano, i propositi politico-filosofici di Shakespeare?

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