Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

20 feb 2016

Annibale - Paolo Rumiz (Saggio - 2008)

"Gli stranieri vagano nell'isola, folgorati dal luogo; mollano felici gli ormeggi e sicilianizzano con rapidità stupefacente, ripudiano all'istante il produttivismo calvinista in cui sono cresciuti. Ortigia è il loro posto: qui si drogano di lentezza senza nemmeno quell'ombra di ritegno mostrata dagli indigeni. Kali Jones, un canadese, viene a tuffarsi a ora di cena dagli scogli sotto le muraglie d'Oriente, e mi spiega che non chiede altro dalla vita. I tetti, le rondini, il mare e il rumore di stoviglie nella sera".

In questo diario di "Un viaggio", come da sottotitolo, l'autore si confronta con Annibale e le sue imprese. Lo cerca nei dettagli dei nomi, nella storia, nel mito (suggestiva l'affinità tra le scelte di Annibale e i viaggi di Ercole). Deciso a intraprendere un viaggio alla ricerca delle tracce di Annibale, segnate lungo il cammino che dall'Africa l'ha portato all'invasione dell'Italia, Rumiz, giornalista e scrittore, passa dalle Alpi alla Sardegna, dalla Tunisia alla Spagna, dalla Francia all'Italia, da Torino e Piacenza a Siracusa, dalla Calabria di nuovo alla Tunisia, per poi finire a Creta  e infine in Armenia. Un lungo pellegrinaggio durato un mese (e non possiamo fare altro che invidiare questa impresa) in cui si legge il racconto reverenziale che si può provare di fronte a uno dei più grandi personaggi storici mai esistiti. Ma è anche il confronto tra la storia antica e il presente, tra l'eco che rimbomba da lontano eppure ancora udibile ai nostri giorni. Così, lungo tutto il racconto, la riflessione è inevitabile sul contemporaneo, sui fatti che coinvolgono l'Italia nel cammino dell'autore; quasi a voler sottolineare la continuità del passato con l'attualità (in quest'ottica allora la figura di Annibale diventa solo un pretesto).
Il libro richiama spesso i classici (Polibio e Livio soprattutto), i resoconti più vicini alle imprese del condottiero africano. E sono scelte sempre efficaci. In queste parole dal sapore antico, infatti, Annibale appare in tutta la sua genialità, nella sua solitudine, nella sua tragicità.  
Un bel racconto, a tratti anche stilisticamente elegante; un bel regalo insomma.

12 feb 2016

Squartamento – Emil Mihai Cioran (Saggio – 1979)

"Rinunciamo dunque alle profezie, ipotesi folli, smettiamo di lasciarci lusingare dall'immagine di un avvenire lontano e improbabile, arrestiamoci alle nostre certezze, ai nostri indubitabili abissi".

"Cerco di combattere l'interesse che ho per lei, mi figuro i suoi occhi, le sue guance, il suo naso, le sue labbra in piena putrefazione. Non serve a nulla: l'indefinibile che ella emana persiste. È in momenti come questi che si comprende perché la vita è riuscita a conservarsi, a dispetto della Conoscenza".

I pensieri e gli aforismi, che in questo volume squarciano le certezze della storia e dell’Occidente, continuano il viaggio verso la conoscenza del terribile, della malattia insanabile… Eppure con Cioran si ha la possibilità di prendere atto e coscienza della rassegnazione. Con le sue parole, infatti, si compie il miracolo: l’uomo si rivela nella sua essenza negativa, immerso nell’oceano della storia. L’uomo per forza di cose è nella storia, l’uomo determina la storia, ma è anche determinato da essa, in una spirale che in fin dei conti descrive unicamente il tragico e l’insanabilità di quell’errore della materia che è l’esistenza. Siamo di fronte alla Storia legata all’Essere dunque; due elementi destinati a soccombere. E la misantropia agghiacciante che trasuda in questo libro non è altro che un giustificato atto di consapevolezza. Attraverso il tempo, Cioran cerca e auspica la fine di una decadenza insita nella storia stessa, nella nostra contemporaneità. Si avverte il bisogno di rovina, di distruzione (tra l’altro imminente secondo il filosofo), ma con la cognizione che possa esserci un respiro vitale appena dopo. Non è un caso che Cioran dedichi molte pagine alla Francia e all’età della Rivoluzione; momento di declino e di rinascita allo stesso tempo. Sembra quasi di leggere le parole di un oltreuomo pessimista…

Il respiro è sempre mistico, eccessivo (è questo il Cioran che amo di meno), ma quando il pensiero si fa corpo, si fa vita concreta calata nella quotidianità il respiro diventa sublime nella sua agonia.

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