Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

19 lug 2014

Nietzsche e la costruzione del superuomo - Michel Onfray (Saggio - 2011)

"Da Platone a Schopenhauer, è tutta la tradizione filosofica che il pensatore fustiga e scredita. Ironicamente, si augura che questi prestigiatori si levino di torno, facciano seguire alle parole i fatti, e dicano addio al proprio corpo diventando muti. Che il dispregiatore del corpo cominci dunque col denigrare il proprio, tacendo e smettendo in questo modo di insegnare le proprie nefaste sciocchezze".

Il protagonista del VII volume della "Controstoria" è, evidentemente, Friedrich Nietzsche, un maestro, un gigante, un rivoluzionario del pensiero da cui partire. Ma non è il solo. Un capitolo importante, infatti, è dedicato al filosofo francese Jean-Marie Guyau. Questo giovane tubercoloso, che sa che dovrà morire presto (ci lascerà a soli trentatré anni), dedica la sua giovinezza allo studio, si misura con la malattia, con la morte, e si fa genio precoce. Filosofo del vitalismo - che Onfray non contrappone al materialismo, anzi fonde i due movimenti nel 'materialismo vitalista’ -, Guyau individua in tutta la natura uno sforzo vitale che, appunto, genera vita. Anticipatore di Bergson, il francese non pensa, però, che tale sforzo sia di natura metafisica, bensì ontologica. È insomma uno di quei filosofi sconfitti che la storiografia accademica cerca di dimenticare. Un epicureista a modo suo, un utilitarista a modo suo, che nella malattia cerca la potenza, avverte la forza della vita. Tuttavia è un filosofo che oscilla tra edonismo e bigottismo, tra natura e costrizione, tra amore universale e teorie razziste; Guyau è un pensatore, tutto sommato, un po' sporco di acqua santa.
Pensatore e uomo che, invece, non puzza di incenso, semmai di zolfo, è Nietzsche. Sappiamo del tedesco, del suo pensiero, del suo essere immenso, del suo essere oltre. Onfray ci mostra come i concetti chiave di Volontà di potenza, morte di Dio, Superuomo, Amor fati, Eterno Ritorno dell'uguale, siano strettamente inscindibili con la sua vita, con i suoi fatti biografici. Nietzsche e la sua opera in relazione agli eventi biografici capitali, dunque. Perché è dal corpo, anche dalla sua malattia, che si produce il pensiero; in fin dei conti è il racconto dell’esperienza che si fa filosofia. Aneddoti succulenti e polposi sono riportati, con lo stile prezioso cui Onfray ci ha abituato, al solo scopo di confermarci i dettami nietzschiani: ama il tuo destino, diventa ciò che sei, fai della tua vita un'opera d'arte. In questa chiave di lettura romantico-esistenziale, Onfray instrada il pensatore tedesco sul sentiero dell'epicureismo. La prospettiva, come sappiamo, è edonista; la ricerca della felicità attraverso il piacere. E sotto questa luce, l’insegnamento epicureo si concretizza nella figura del superuomo…

In questo VII volume, Onfray cerca di andare oltre i testi pubblicati dei filosofi, cerca di vivisezionare le loro biografie, le loro abitudini, le loro malattie, le loro sofferenze, perché è da lì, dalla loro esperienza, dal loro corpo che nasce il loro pensiero. Guyau e Nietzsche sono figli di Epicuro e Spinoza, sono pensatori epicurei, tanto da seguire gli insegnamenti del filosofo greco per poi partire verso un viaggio ancora inattuale. Qui, però, si tratta di come sia possibile, anche se le difficoltà non mancano, essere felici, creare felicità, essere degli oltreuomini.

18 lug 2014

La voglia di colore parla per me - Pierpaolo Perotti (Poesia - 2014)

"Navigatore  aperto nella barca a vela, / uomo srotolato  gestore di relazioni  di fiducia, / piccolo volto, / nome  importante di aiuto perpetuo al prossimo".

La considerevole produzione poetica di Pierpaolo (che si arricchisce recentemente anche di quella narrativa) ha una tensione filosofica oltre che poetica e, aggiungerei, ha un che di didascalico. Sembra quasi che Pierpaolo desideri insegnare qualcosa, che voglia dire qualcosa che possiede fin dentro l’animo e sente la necessità di condividerlo con gli altri. Come se avesse nella sua esperienza, nella sua diversità di individuo già adulto, il desiderio incombente di dichiarare il suo pensiero. Sembra che Pierpaolo abbia colto quanto il disordine sia disturbante, quanto possa arrecare turbamento e infelicità. Ecco dunque che emerge il pensiero di un ragazzo che sogna di mettere ordine in un mondo caotico, di dare un senso. Trova gli strumenti dentro di sé, ma anche nelle persone che gli stanno accanto, che lo accompagnano in quel difficilissimo sentiero che è la vita. Spicca in questi scritti una profonda capacità di osservazione, del mondo e degli altri, fuori dal comune. E grazie a questo spirito osservativo, lentamente e dolcemente, afferra le essenze delle cose e dei suoi compagni di vita. 
Lo stile è sempre ricercato, mai banale; l’ermetismo può apparire ostico a una lettura superficiale, ma alla fine, come in un gioco di specchi, traspare un pensiero sempre raffinato. Solo il tempo, la costanza e la dedizione con cui Pierpaolo si applica (sue peculiarità) di certo lo aiuteranno a perseguire una strada che nelle parole nasconde l’ambizione di vincere il tumulto dell’esistenza.
Questi scritti sono un omaggio alla sensibilità, alla profondità di un ragazzo non ancora ventenne, ma già pieno di quelle idee di solidarietà, di spirito d’osservazione e di lettura d’animo umano già distintamente profondissimi.

8 lug 2014

Dio non è grande - Christopher Hitchens (Saggio - 2007)

"Violente, irrazionali, intolleranti, alleate al razzismo e al tribalismo e alla bigotteria, gravide di ignoranza e ostili alla libera ricerca, spregiatrici delle donne e coercitive con i bambini: le religioni organizzate dovrebbero avere molto sulla coscienza".

L'uomo, ormai è risaputo, ha bisogno di credere, di avere delle certezze; non riesce a farne a meno. È troppo insicuro, troppo svogliato, ha troppa paura dell'ignoto, della morte soprattutto, e quindi ha bisogno di rifugiarsi sotto le ali della credenza, in qualcosa che, appunto, lo rassicuri. E dal nulla, da questo sentimento di vuoto, quindi, l'uomo di fede si abbandona all'oscurantismo, alla superstizione, ai laceranti sensi di colpa, alla frenesia dell'intolleranza, al terrore verso il piacere e in particolare verso il godimento sessuale. Hitchens, giornalista inglese famoso in tutto il mondo, contro questi assurdi valori propone un ritorno alle idee illuministiche, alla ragione quale guida per far fronte alle nostre paure. 
Secondo l’autore, la religione è come un veleno in circolo, diffuso in ogni organo della società, manifesta persino nella nostra vita quotidiana. E, avvelenati, lasciamo che la ragione agonizzi. Nel saggio, l'analisi su "come la religione avvelena ogni cosa" (il sottotitolo) è ricca di esempi di evidente intolleranza, di inconcepibile irrazionalità. Ne scaturisce, con un tono fortemente polemico, un’idea di religione criminale.
Nel mostrare le incoerenze e le contraddizioni di quelli che dovrebbero essere testi sacri ispirati da Dio, e quindi per definizione infallibili, Hitchens si avvale in continuazione del celebre rasoio di Occam. E le conclusioni sono ovvie: racconti fantastici, presunti miracoli spiegabili senza sforzo; insomma un colabrodo di illogicità che costella tutti i testi religiosi. Testi scritti da uomini incolti, e intimoriti, bisognosi come si diceva di certezze, costruttori di menzogne che agli occhi di oggi possono essere facilmente smascherati. Eppure il veleno resiste, ammala, uccide. Non è un caso che l'interesse delle religioni sui bambini si fa ossessivo. L'indottrinamento dei bambini, il loro lavaggio del cervello con quelle storie assurde quanto ridicole, l’imposizione forzata e meschina della fede hanno un solo fine: educare legioni di menti pigre e genuflesse.
Ci vuole un contravveleno. L'antidoto è la ragione; l'augurio dell’avvento di un nuovo illuminismo deve continuare a debellare questa cancrena che danneggia sin dalla fanciullezza gli uomini e la società.

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